DAY 39 – FROM ALTAY TO BUUTSAGAAN

La sveglia suona alle 6, e senza esitazione tutti i Fellaz fanno il loro dovere. In tempi record ci ritroviamo nel pulmino pronti a partire. Nessuna battuta, nessuno scherzo:  l’aria che si respira è piuttosto tesa e non c’è voglia di ridere. Il nostro unico obiettivo è quello di arrivare a Gobi-Altai il prima possibile, raggiungere l’auto service officiale del Mongol Rally e sperare che abbiano le due vite mancanti al nostro sotto-scocca.

La soluzione temporanea adottata non assicura stabilità alla placca, perciò Cristiano, che riprende la guida, si avvia ad una velocità massima di 20 km/h, fermandosi ogni 15 minuti circa a controllare le condizioni di Ariostone nei piani bassi. La strada non è diversa dal giorno prima: ondine, sabbia e sassi ci accompagnano, ma questa volta il nostro amato van non può esser spinto oltre. Dall’interno, la strada presa a questa velocità sembra cullarci e in poco tempo, chi per la stanchezza, chi per non voler pensare, ci ritroviamo adagiati nei sedili in modalità pennichella ristoratrice. Dopo circa tre ore, arriviamo a Gobi-Altai. Alla prima pompa di benzina, dissetiamo Ariosto e ne approfittiamo per chiedere informazioni riguardo l’officina. Dopo l’ormai tradizionale ma poco affidabile indicazione “tutto dritto”, ci avviamo verso il centro città, quando un cartello su scritto AUTO SERVICE MONGOL RALLY a caratteri cubitali ci indica la via. La speranza comincia ad affiorare. Arriviamo, parcheggiamo e i Fellaz meccanici e non si fiondano dentro una specie di studio/negozio per appurarsi dell’esistenza delle viti essenziali.

Una chiacchierata di 15 minuti porta al risultato tanto sperato: le viti ci sono. Non erano in vista né in esposizione: stavano semplicemente aspettando noi nel retrobottega dentro uno scatolone di cianfrusaglie. Cristiano e Marco annunciano la buona novella e, armati di tappetini blu, si prodigano per mettere a nuovo il nostro miglior amico sotto-scocca.

A questo punto ci dividiamo: Laura e Fede sentono il richiamo Benuta provenire da un vicino supermarket, e quatti quatti si dirigono in quella direzione. Lucia e Guillaume si cimentano in una collaborazione franco-italiana per preparare il caffè più veloce della storia, mentre Daniele e Jacopo si dedicano a fotografare ed aiutare i prodi meccanici. Quando ci dividiamo i compiti siamo veramente imbattibili!! In men che non si dica, Laura e Fede tornano con un sacco di carta igienica, mucchine (biscotti al burro con sovrimpressa una bellissima mucca, ufficialmente i nostri biscotti preferiti!!) e Benuta, e mentre la moka borbotta i Fellaz a lavoro ci danno la lieta novella: è tutto aggiustato! E’ proprio in quel momento che una macchina rossa entra decisa nel parcheggio dell’officina e si posiziona al nostro fianco: sono due ragazzi, fratelli gemelli, australiani che sono in marcia per UlaanBataar come partecipanti del Mongol Rally. Inutile dire che le chiacchiere si sprecano mentre consumiamo la nostra colazione e, a seguire, una foto con i fratelli gemelli Bonacci gli tocca. Ci salutiamo, convinti che ci rincontreremo lungo la via.

Sono le 13, ed è ormai ora di rimetterci in marcia, ergo, è arrivato il momento di salutare Guillaume. Abbracci, cinque alti e strette di mano abbondano, ma non può di certo mancare una fantastica foto in salto con colui che per qualche giorno è stato uno di noi, il nono fellaz.

In quanto parte del gruppo, Guillaume si sente di dedicare all’insostituibile Massi un video in cui avverte con accento francese piuttosto pronunciato il buon Massi di aver preso il suo posto!!!! Diciamo piuttosto che ha occupato il sedile vacante nel pulmino: caro Guillaume, il nostro Massi non si tocca!!

Ore 14, finalmente, ci mettiamo in marcia verso Bayankhongor, ultima tappa nel deserto del Gobi. Inaspettatamente troviamo asfalto per i primi 120 km e riusciamo così a recuperare il tempo perso con Daniele alla guida che tocca i 140 km/h.. un matto! Secondo Fede il veggente l’asfalto durerà fino a UlaanBataar, ma poco dopo aver espresso questo pensiero ardito, il comfort finisce e ad aspettarci ci sono le nostre amiche ondine, sabbia e sassi a volontà! A parte un inizio disseminato di buche irregolari e piuttosto profonde, la strada in seguito non sembra esser poi così male e Daniele ne approfitta per sfoggiare la sua arte di guidatore da deserto. Una breve pausa pipì nel mezzo del nulla si prolunga con un torneo di tiro al bersaglio e così, ne approfittiamo per placare la nostra fame con la tanto agognata Benuta. Sono le 6 e la prima tappa del nostro itinerario, Butsagaan, non sembra esser poi così lontana.

Mentre Ariosto sta scalando una salitona di sabbia abbastanza ignorante, scorgiamo in lontananza una macchina blu, che sembra avere una targa gialla, quindi inglese, e.. un adesivo del Mongol Rally. Dopo un rapido approccio, facciamo la conoscenza di questo nuovo team formato da tre ragazze irlandesi con degli occhiali da vere esploratrici. Due foto con la nostra e la loro GoPro e via ripartiamo, sicuri di incontrarci poco più tardi.

All’entrata del paesino, Jacopo chiama la sosta per attaccare l’adesivo Goodfellas e far capire che “noi siamo stati qui”, mentre Marco e Cristiano ne approfittano per controllare la temperatura, che sembra esser un po’ inferiore al normale. Cautela ed attenzione al dettaglio meccanico delle volte possono causare ebollizione, niente che non può esser curato con una sosta al primo simil meccanico del paese. La ricerca stava per iniziare quando scorgiamo le macchine dei nostri amici australiani e delle ragazze irlandesi accompagnati da una terza macchina. Li approcciamo e dopo due chiacchiere rassicuranti assieme ai nostri amici rallisti e un secondo controllo al motore ci tranquillizzano sulle condizioni di Ariostone, era tutto un falso allarme!! A questo punto, data l’ora tarda, non possiamo fare altro che accamparci tutti insieme 7 km più avanti concludendo questa epica giornata “in allegria”! Mentre Jacopo e Marco si lanciano alla caccia della vodka più buona della Mongolia, Lucia e Laura fanno conoscenza del terzo team composto da una sola ragazza, Kate!! A questo punto è comunque doveroso specificare che il gruppo iniziale era di 4 ragazze, ma, chi per motivi di lavoro, chi attratto da paesaggi misteriosi e solitari, non hanno deciso di continuare il Mongol Rally lasciando così all’ultima componente l’ardua missione: portare la macchina fino alla finish-line. Determinata Kate non si è lasciata spaventare dall’idea di guidare da sola quindi, partendo dal Kazakistan, è arrivata fino a qui. Fortunatamente, il suo itinerario si incrociava con quello dei ragazzi australiani e le ragazze irlandesi, difatti scopriamo che le tre macchine viaggiano assieme già da un po’. Dopo esser saltati di gher in gher, i fellaz alla ricerca di alcolici tornano vincitori con il miglior esemplare di Vodka rintracciabile in tutta la Mongolia: stasera ci vogliamo rovinare! A poco meno di 7 km, le ragazze irlandesi riescono a scovare un posticino a dir poco suggestivo: un erba quasi radente ma di un verde acceso si intreccia con massi delle più svariate dimensioni mentre il tramonto alle nostre spalle si colora di sfumature violacee.
Il montaggio tende sta per prendere il via quando Cristiano dichiara la sua gelosia verso Jacopo: ricordate la scarpa persa in Cappadoccia? Bhè Cristiano non poteva né voleva esser da meno: anche lui ha perso una scarpa! Fingendosi dispiaciuto ne approfitta per farsi un girettino solo soletto con Laura in Ariostone, a questo punto semi vuoto dall’attrezzatura, con la scusa di andare a cercare la scarpa al villaggio. Dopo una vana ricerca, i due fellaz tornano rassegnati alla base, ma si consolano immediatamente al sentire il menù della serata: zuppa di patate e cipolle, una delizia per noi viaggiatori! La serata evolve velocemente, dopo un pasto veloce, tocca al fuoco acceso con sterco di cammello e benzina a riscaldarci, mentre a poco a poco vengono snocciolate imprevedibili disavventure da rallisti. Poi si sa, quando lo sterco viene meno, la vodka prende il sopravvento, e solo in questo momento le tre ragazze irlandesi tirano fuori un’armonica e un bodhrán, una sorta di tamburello tipico irlandese accompagnato da un piccolo mazzuolo di legno. Inizia così una carrellata di piacevolissimi remake con l’inno di apertura “Don’t worry, be happy”, passando per la più classica “Redemption song” fino ad arrivare ad un popolarissimo gioco alcolico irlandese che accompagniamo allegramente con un “eeeeeeeeeeeeeh” a squarcia gola. Una delle serate più piacevoli di tutto il viaggio si conclude piuttosto tardi rispetto ai nostri standard, sebbene il suono delle nostre sveglie non si farà ignorare facilmente domattina…