DAY 28 – FROM KAZARMAN TO AK-TAL

Un sospetto good morning da sala da tè inglese sveglia la rattoppata quechua da 4 che il buon Massi ci ha lasciato in dono. È Marco che, svegliato dal più mattutino di tutti gli stimoli e dall’alzabandiera di Dani che ha sbagliato lato per le tenerezze, è già in piedi tra le tende. Preparata la colazione offriamo come di consueto una tazzina dell’insostituibile caffè river a entrambi gli anziani guardiani del passo, ormai nostri amici. Soddisfatti iniziano una serie di racconti in kirgizo che non riusciamo bene a decifrare. Il capitano fa sfoggio della sua collezione di tesserini da militare, guardia forestale e poliziotto, mentre l’altro ci racconta di un suo passato da soldato in Germania e di come oggi sfoghi la sua antipatia verso questa nazione chiedendo ai turisti tedeschi di pagare un dazio per il passaggio del fiume.


Ricomposto Ariosto, ci congediamo dal capitano che da buon ufficiale in pensione rimane in posizione fino a quando non passiamo la prima curva ed inizia lo sterrato.
La strada per Kasarman è più impervia del previsto e superato un villaggio dove intere famiglie sono al lavoro al ciglio della strada tra montagne di fiori e semi di girasole, ci ritroviamo immersi in un paesaggio montuoso incontaminato.
La strada è completamente sterrata e in alcuni punti sembra appena tracciata con la ruspa; Dani, neofita dell’offroad e ancora acerbo di partenze in salita, dopo qualche imperfezione diventa un vero esperto dello sterrato. Il percorso è davvero impegnativo, non superiamo mai i 30 all’ora a causa dei primi piccoli guadi e le vacche i tori e gli asini che ci si fermano davanti al cofano.

È incredibile il panorama che troviamo davanti ai nostri occhi, quando l’ altimetro di Cri segna i 2900 metri siamo in mezzo alle montagne e oltre a noi non c’è nessuno. Ci fermiamo nel punto più alto per fare qualche foto e lasciare a Marco la dovuta intimità per chiarire i suoi rapporti con la zuppa di cipolle della sera prima.

Scendiamo a velocità bassissima sfruttando il freno motore, il peso del pulmino a pieno carico si fa sentire e le vibrazioni e le botte continue dei sassi sotto la scocca non ci fanno stare troppo tranquilli. Le modifiche al pulmino fatte in extremis si stanno rivelando fondamentali, il sottoscocca ci ha già salvato una decina di volte il motore, l’oblò ci ha fatto sopravvivere in tutti i paesi caldi migliorando il ricircolo d’aria, mentre il pannello sandwich di acciaio che divide in due il bagagliaio ne ha raddoppiato la capacità di carico e migliorato la praticità d’uso (sotto sono organizzate tutte le provviste, i fornelli e gli utensili, sopra ci stanno gli zaini). Solo il pannello solare non fa appieno il suo dovere, mentre i primi giorni abbiamo potuto caricare tutto senza problemi, nelle ultime settimane nonostante la batteria da 20 W indichi di essere continuamente in carica non riesce a fornire energia a sufficienza per i computer e lo sfruttiamo solo per cellulari e fotocamere. Lucio Casagni sei un MATTO!!! Senza il tuo aiuto non avremmo mai potuto pimpare Ariosto a questi livelli, ci resta difficile immaginare un mezzo migliore di questo. C’è spazio a sufficienza per tutti e tutto, il motore spinge bene nonostante frizione e cambio mostrino qualche segno di affaticamento… e soprattutto la radio pompa da Dio! Durante la discesa ci fermiamo più volte per fare qualche foto con i bambini che forse intimoriti dalla barba di Cristiano, non sempre si mostrano sorridenti. La prima volta ci fermiamo per un rifornimento di acqua da una fonte montana vicino a una casa di pastori, la seconda volta sfoggiamo le tshirt de “Gli Occhi della Speranza” con quattro bimbetti spuntati fuori dal nulla, a cui alla fine riusciamo a strappare un sorriso.

Con un giorno di ritardo sulla tabella di marcia arriviamo a Kazarman dove facciamo benzina e compriamo un po’ di provviste per i prossimi giorni: qui scopriamo la pluripremiata Benuta duo, il concorrente asiatico della Nutella che sta rendendo indimenticabili i nostri snack. Continuiamo alla ricerca di un posto dove accamparci per la notte con il portellone laterale che a causa delle fortissime vibrazioni sta iniziando a cedere. Ci fermiamo per cercare una soluzione al problema; un cuscinetto della cerniera che scorre sulla guida posteriore si è allentato e la porta sembra aprirsi da un momento all’altro. Dopo un breve braistorming (qui un Massimo Amorosi avrebbe sicuramente fatto la differenza) scegliamo la soluzione più semplice e meno invasiva.. chiudere il portellone a chiave almeno fino a stasera.
Ci accampiamo 50 km dopo in un posto fantastico dove, riparati dalla strada e dal vento possiamo goderci il panorama della vallata nel completo silenzio. Cristiano e Marco (oggi ufficialmente entrato al quarto posto nella ormai nota gara al cagotto) controllano il pulmino e stringono il cuscinetto del portellone con quello che hanno a disposizione mentre gli altri cucinano e montano le tende. La convivenza va a gonfie vele e l’organizzazione migliora giorno per giorno; se ieri una semplice pioggerella ha interrotto la nostra cena, oggi Cristiano Federico e Jacopo con il telo cerato picchetti e tiranti realizzano un tetto perfetto per il nostro pic nic serale. Marco febbricitante, preferisce dormire in pulmino mentre gli altri si sistemano nelle 2 tende.