DAY 29 – FROM AK-TAL TO ISSIK-KOL LAKE

Vento e pioggia non ci hanno dato pace per tutta la notte, ma il nostro accampamento ha retto bene. La vallata è ancora completamente buia e i monti, che circondano maestosi il nostro accampamento, sembrano suggerirci di rimanere a letto. Nonostante questo, la mattina ci svegliamo alle 5.15.

Marco, che se l’era dormita in van per riprendersi da un po’ di spossatezza (intestinale) da la sveglia a tutti come il migliore dei galletti. Mentre fiumi di Benuta (ottima crema spalmabile bigusto comprata ieri) allietano la nostra colazione, qualche Fellas smonta le tende e qualcun altro tira giù il telo antipioggia improvvisato ieri. Questo è senza dubbio il posto più spettacolare dove ci siamo accampati finora ma la Dea del Ritardo continua a perseguitarci, e alla fine non partiamo prima delle 7.30.

Con Lucy alla guida, non facciamo in tempo a partire che un corpulento kirgizo ci ferma, apre la portiera del guidatore e ci fa capire che gli servono tre persone. Curiosissimi, scendiamo in blocco e la vista che ci si presenta davanti è costituita da una vecchia Daihatsu Tico sopra un cric con i braccetti della sospensione anteriore palesemente andati. Quello che in realtà voleva farci capire l’omone, era la necessità di un passaggio al più vicino meccanico. Cosi senza neanche accorgercene, ci ritroviamo stretti nei sedili tra mezzo albero genealogico della famiglia Kuruzov insieme ad un bel carter sporco d’olio: figlio e nonno in seconda fila impegnati in una fantasiosa conversazione con Dani, mentre il babbo in prima fila continuava a lanciare occhiate di intesa ai suoi parenti per la sportiva guida di Lucy. Dopo due ore di interminabili sali e scendi tra le montagne kirgize, lasciamo i nostri ospiti, quasi più gasati di noi per aver ricevuto un passaggio cosi particolare.

Continuiamo a viaggiare tra strade dissestate ad alta quota fino a quando non troviamo un fiume di un azzurro intensissimo. Decidiamo di fermarci per un gustoso pranzo al sacco, aggiungendo un po’ di pomodori alla più classica insalata di scatolame avanzata ieri sera. S’avia il coccomero alla maniera che usa da queste parti e ripartiamo alla volta del lago Issyk-Köl che ci sembra sempre più un miraggio, visto che rispetto alla nostra tabella di marcia siamo in ritardo di ben due giorni. Certo, va detto che avevamo scelto il percorso via Google maps senza la benché minima idea di come effettivamente fosse la strada però un po’ di preoccupazione è d’obbligo. Proseguiamo spediti riducendo al minimo le soste, ma quando, arrivati a Naryn, vediamo una fonte, decidiamo che è il caso di fare scorta di “acqua no” (la definizione che usiamo per l’acqua a rischio cagotto). Ne approfittiamo anche per sgranchirci le gambe con due tiri al pallone insieme a un paio di bimbetti con gli occhi a mandorla. Ci sono due gruppi di bambini nei pressi del pozzo, ma ciò che ci colpisce più della mancanza di adulti, è che siano proprio loro gli addetti al trasporto delle pesanti taniche di acqua. Jack comunque fa strage di cuori facendo provare ad alcune bimbe i suoi occhiali very cool e Cri ne approfitta per scattar due foto.

Ci rimettiamo in marcia su Ariostone ed il viaggio procede tranquillo tra maestose aquile e un pungiglione che Jack si ritrova tra le nocche della mano, fortunatamente senza effetti collaterali a parte un fastidioso gonfiore risolto con un po’ di sana urina.

Ad un bivio becchiamo le ennesime macchine addobbate a festa; decidiamo di unire l’utile al dilettevole chiedendo info sulla direzione giusta da prendere e soddisfacendo pure la nostra curiosità sul perché di tante decorazioni. Non facciamo in tempo a fare le nostre domande, che veniamo circondati da una mandria di ragazzotti sovraeccitati i quali ci fanno capire di essere in attesa del matrimonio del loro amico. Probabilmente avevano iniziato i festeggiamenti in anticipo ed effettivamente uno di loro aveva in mano una bottiglia di Fanta con chissà quale liquido al suo interno. La terza macchina che sopraggiunge di li a poco infatti trasporta proprio sposo e sposa. Non sapete come fare a conquistare la donna dei vostri sogni? Chiedete un consiglio a un kirgizo: da queste parti usa ancora, specialmente nelle zone rurali, rapire quello che fino ad allora era stato soltanto il proprio amore platonico e forzarla all’altare. La procedura è la seguente: una volta adocchiata la preda, il giovine accompagnato da qualche forzuto amico rapisce l’amata, la quale viene portata a casa di lui. Quindi inizia l’opera di convincimento (che può durare da qualche ora a diversi giorni) da parte della famiglia del ragazzo, fin quando la sventurata non accetta il proprio destino. Quindi gli uomini della famiglia si presentano a casa della ragazza per ufficializzare l’accordo. La scena che ci si presenta davanti sembra invece abbastanza genuina: anche se i due sembrano troppo giovani per sposarsi, sono davvero dolci lui in un abito grigio evidentemente troppo stretto mentre lei con un classico vestito bianco da sposa, di quelli che qua in Kyrgyzstan vendono ad ogni angolo della strada. Ci spariamo delle foto di gruppo memorabili completi di una fiammante bandiera kirgiza. Un rapido saluto e qualche altro scatto alle tre macchine stracolme di gente, prima che l’orda festante se ne vada via sgommando. Per la cronaca, il fantomatico liquido nella bottiglia di Fanta era proprio aranciata… Valli a capire questi kirgizi!

Ci dirigiamo verso il secondo passo a 3000 m che ci separa dal lago Issyk-Köl, la strada è decisamente migliore, ma questa volta a rallentarci sono le vedute spettacolari che compaiono a ogni curva sin dalla vallata iniziale; il culmine lo raggiungiamo proprio al Dolon Pass, da cui si godono 360° di vette coperte da un manto verde smeraldo in cui le nuvole creano un effetto di luci e ombre  che manda in estasi Cristiano con il suo filtro polarizzatore.

Ripartiamo fiduciosi per la nostra meta, sembra che non manchi poi molto e infatti, prima che faccia buio, vediamo finalmente le rive del lago. I paesini che troviamo lungo la strada non sono nemmeno indicati sulla cartina, ma immancabilmente ognuno di loro presenta almeno un minimarket ed una serie interminabile di banchini che vendono pesce essiccato. Raggiungiamo la spiaggia e ne rimaniamo davvero delusi: le immagini poetiche che ci eravamo fissati in mente di un posto incontaminato, al quale si arriva percorrendo stradine di montagna, si scontrano con la dura realtà. Il degrado regna sovrano e, tra pezzi di carta igienica usata che rotolano in terra come balle di fieno e puzza de bestia, decidiamo di abbandonare i nostri piani di falò sulla spiaggia. La priorità è adesso trovare un posto sicuro dove poter piazzare le tende, al riparo da occhi indiscreti e dai frequenti ubriaconi che popolano la zona. Così torniamo sulla strada principale, ci allontaniamo dal centro abitato e ci infiliamo in una viuzza che punta dritto verso le sponde dell’Issyk-Köl. Dopo aver passato un paio di edifici abbandonati, ci infiliamo in una strada sterrata che termina nei pressi di due yurte popolate da tre personaggi. Un paio di Fellas vanno a chiedere se possiamo accamparci la di fronte e per tutta risposta tornano con un’ottima contro offerta: per 200 som (l’equivalente di 3 €) ci darebbero una stanza con 6 letti, vista lago. Il sudicio e il puzzo di umido sono compresi nel prezzo, quindi accettiamo senza esitazione l’offerta. Ormai siamo abili nel superare le barriere linguistiche e scopriamo che i nostri host sono in realtà tre militari decisi a sfruttare un giorno di riposo per farsi un bel plov in compagnia: quello con cui abbiamo trattato è il capitano della truppa mentre gli altri due sono soldati semplici. Il profumo della pietanza che sfrigolava nel pentolone di ghisa era davvero invitante e dopo essere andati a fare una spesa aggiuntiva di pollo, riso e carote ci aggreghiamo all’allegra plovvata.


La preoccupazione di Daniele sulla scarsezza delle porzioni svanisce rapidamente: grazie alla cottura nel pentolone bisunto, è senza dubbio il plov più pesante assaggiato finora e riesce nell’ardua impresa di mettere ko l’intera truppa. Ci trasciniamo verso i letti tra uno sbuffetto e l’altro perché domani ci aspettano altri 250 km prima di entrare in Kazakhstan: la futuristica Astana ci aspetta, riusciranno i Goodfellas ad incontrare anche qualche cacciatore nomade con la sua aquila?