DAY 15 – FROM SHIRAZ TO ISFAHAN

Riposati come poche altre volte ci è successo, ci risvegliamo in un tripudio di schiacciate, marmellate, formaggi, yoghurt,frutta fresca e secca: la colazione è di eccezione. Mentre buona parte della truppa si organizza per saccheggiare il buffet, Marco e Massimo partono per la missione autoradio pronti a tutto pur di riguadagnare la musica nel pulmino. Il negozio di Ahmed e fratello che troviamo a due passi dall’hotel vende coprisedili, coprivolante (purtroppo nessuno con le fiamme) e autoradio: proprio quello che fa per noi. Per non rifare l’attacco dei cavi non abbiamo altra scelta se non cambiare la vecchia Pioneer con una identica nuovo modello. Regaliamo così una gran soddisfazione ad Ahmed che vende il pezzo forte del suo negozio e ce la monta con un sorriso a 64 denti. Senza dollari a sufficienza per completare l’acquisto, senza riuscire a dare indietro la radio vecchia e senza il beneficio dello sconto, Marco rimane ostaggio del barbuto commerciante, mentre Massimo va a recuperare il resto dei Fellas e la grana. Dopo poco più di un’ora di intimità con Ahmed, Marco si ricongiunge agli altri che, carichi e finalmente accompagnati da musica, partono alla volta di Isfahan. Il nuovo stereo è un gran prodotto: la presa AUX e l’entrata usb per ipod sono un lusso inaspettato che rende il viaggio piacevole nonostante il caldo soffocante, con temperature che non scendono mai sotto i 40 gradi. Oggi il sole picchia particolarmente forte e Jacopo, pilota di giornata, si ritrova con 500 km di abbronzatura sul braccio sinistro: altro che muratore, l’estate 2013 regala una meravigliosa abbronzatura da camionista. Isfahan questa volta è diversa e basta uscire dai viali per entrare in stradine strette che si insinuano tra piccole case a due piani dal tipico tetto piatto, con macchine parcheggiate ovunque e le solite motorette private che ci sorpassano da ogni parte. E’ proprio una di queste a guidarci verso la moschea del Jameh attraverso un labirinto dove Ariosto entra per la prima
volta in contatto con le macchine iraniane. Qui una “drusciata” è la cosa più normale del mondo e la nostra agitazione si perde nell’indifferenza generale. Per il nostro furgone comunque niente di grave, solo una leggera sbaffatura per l’adesivo dell’Ortofloricoltura Giuseppe Menci.

Non facciamo in tempo a parcheggiare che Marco scopre di aver perso il cellulare: non è nello zaino di Jacopo ne ovunque nel furgone, il telefono probabilmente è rimasto a Shiraz. Un po’ scossi dalla notizia veniamo comunque assorbiti dalla magica atmosfera che respiriamo.
Alla moschea del Jameh si accede dal bazaar in cui troviamo bancarelle con manichini improbabili e sarti di chador. Attraversiamo una porta più grande delle altre e ci ritroviamo in un grande cortile. Visto l’orario molti ambienti sono chiusi, ma quello che riusciamo comunque a vedere è molto bello, e una guida improvvisata ci prende letteralmente per mano aiutandoci a capire meglio la storia di questo luogo così affascinante.

 

La cena è al Caffè Salatin con il solito trattamento d’onore che ci accompagna quando c’è di mezzo Caffè River. Lo staff è molto cordiale ma nessuno parla inglese ad eccezione di una bellissima ragazza amica del proprietario e del solito Alì, che ci guida telefonicamente 24 ore su 24.

Oltre ad offrirci la cena, il proprietario si impegna ad aiutarci per la notte anche se alla fine non se ne fa di niente. Scegliamo di dormire all’aria aperta nel bellissimo parco lungo il fiume, tra i fumi del nostro narghilé e il rumore dell’acqua che i giardinieri versano incessantemente su tutto ciò che è intorno.

DAY 14 – FROM PERSEPOLIS TO SHIRAZ

Con gli occhi ancora appiccicati dal sonno, usciamo dalla tenda armati di bottiglie di acqua e cappelli per fronteggiare il forte sole di Persepolis. Incredibile ma vero, sono le 8.40 e con i biglietti in mano decidiamo unanimi di prendere la guida per goderci al meglio la città dei vari Dario, Serse ed Artaserse. Il posto è incredibile, le rovine bellissime, ma è tenuto malino, delimitato solo da impalcature e la guida si dimostra tanto abbronzata quanto incompetente. Guidati dal buon Parwaresh Jahan, ci vediamo la porta delle Nazioni, il palazzo delle 100 colonne e camminiamo per tutto il sito accompagnati da questi strani suoni emessi dalla guida, che probabilmente è convinta di parlare Inglese. Ormai intimi con il vecchio Parwa, Massimo si prende la libertà di spiegargli che Alessandro il Grande di Macedonia in Italiano è noto come Alessandro TuttiFrutti.


Torniamo al pulmino dopo esserci liberati del nostro incomprensibile leader spirituale ed aver gustato una granitina, giusto per mettere un po’ di pepe alla nostra gara al cagotto (fin qui, 0 a 0 generale). Sono le 10.40 e ne approfittiamo per sistemare le tende e il furgone, attrezzandoci anche per cucinare. Neanche il tempo di iniziare a mangiare e abbiamo modo di sperimentare la fantastica ospitalità iraniana. Il nostro vicino di picnic (gli iraniani sono dei veri fuoriclasse in questa disciplina ancora non olimpionica) si presenta al nostro telo con un piatto di riso al pollo (ottimo) ed una ciotola con cetrioli e pomodori. Noi ricambiamo, un po’ imbarazzati, con il nostro mix di risotti pronti Knorr allo zafferano, alla milanese ed ai gamberetti e zucchine, mescolati per l’occasione. Cotti dal caldo e dall’inizio della digestione, ci spiaggiamo sul telo e il campione dell’abbiocco Massi decide addirittura di montare l’amaca. Come spesso ci capita, non riusciamo molto a confonderci con la popolazione locale e, nel bene o nel male, finiamo sempre per farci riconoscere. Non abbiamo neanche il tempo di far cadere Massimo dall’amaca che il tappeto vicino, dove c’è una numerosissima famiglia intenta a suonare tamburi e un piffero da incantatori di serpenti, ci sfida ad andare a ballare tra loro.Daniele e Jacopo non se lo fanno dire due volte, e in qualche modo trascinano tutti noi che, in pieno abbiocco, eravamo rimasti distesi. Ci troviamo a ballare e suonare in mezzo alle risate degli iraniani, “probabilmente” a causa delle nostre non eccelse capacità ritmiche e musicali.

Conquistata la loro simpatia, nonostante nessuno di loro sappia l’inglese, nè tantomeno noi il farsi, iniziamo a parlare di tutto. Anche il capo famiglia, la cui dentatura è ridotta ai due soli incisivi superiori, all’inizio titubante, si scioglie ed inizia a sproloquiare in persiano con il suo nuovo migliore amico Fede. A questo punto, sfoderiamo le nostre lucidissime moke e cominciamo a servire caffè a tutti quanti.

Mentre noi uomini duri e puri siamo oramai nipoti acquisiti di Alì e Mammut, Laura e Lucia sono richieste al tappeto vicino del “riso al pollo”. Qui inizia una cosa davvero inaspettata: una vera e propria gara tra famiglie per accaparrarsi i Fellas. Il vicino del pollo manda Laura al nostro tappetto per richiedere tutto il gruppo e in special modo Cristiano che, una volta di fronte la loro tenda, viene promesso sposo ad una delle due figlie.

Sbrigata la pratica il prima possibile, ritorniamo dai nostri amici che nel frattempo avevano imbastito un pranzo in nostro onore.
Probabilmente è in questo frangente che Fede si conquista la palma del miglior sketch della giornata, quando ognuno di noi si trova davanti ad un pezzo di riso o verdure e a lui toccano gli spaghetti. Senza forchetta e per sentirsi più “iraniano” (la ragazza di fronte a lui mangia il riso con le mani), prende i suoi spaghetti con la mancina e s’imbocca. Questo gesto scatena l’iralità generale, la moglie di Alì prende la forchetta e gli spiega che in Iran non solo esistono le posate, ma gli spaghetti si mangiano tassativamente con la forchetta. Inoltre, in Iran come in altre parti del mondo, la mano mancina si utilizza come complemento alla cartaigenica. Bel colpo Fede, con una risata hai reso tutti più amici di prima e ti salvi con un bel sorriso!! Le seguenti due ora trascorrono all’insegna di Narghilè, Chai, tazzine su tazzine di Caffè River e visite alle famiglie vicine, onorate della nostra presenza. Tra partite di pallone e discussioni di geografia non riusciamo più ad andare via.

 

E’ l’ora dell’ultima foto quando riusciamo finalmente a montare sul pulmino con tutta la gente che ci saluta: i metri prima del cancello diventano un giro d’onore tra applausi ed ole.

 

L’Iran è una nazione davvero sorprendente: le esperienze incredibili che stiamo vivendo stanno ripagando alla grande i vari visti, le difficoltà, le mazzette ed i numerosi magheggi che avrebbero potuto benissimo far pensare il contrario.

Arriviamo a Shiraz e ci mettiamo in cerca dell’hotel prenotato dall’ottima agenzia Fuorirotta (che ci ha procurato tutti i visti e ha svolto le pratiche più complicate) anche se, a causa dell’impossibilità di connetterci non conosciamo nè l’indirizzo nè il nome. Non sappiamo ancora come ma, durante la ricerca di un internet cafè, spunta fuori dal telefono di Jacopo la mail di conferma della nostra prenotazione: Hotel Sa’adi Park, situato pure a poche centinaia di metri da dove siamo fermi. Con grandissima meraviglia ci ritroviamo dentro ad un hotel QUATTRO STELLE! Dopo aver passato tutta la giornata a mangiare seduti su un tappeto e giocare scalzi a pallone ricoperti da un centimetro di polvere e sugna, tutto questo ci sembra un miraggio. Ci aspettano quattro camere doppie con aria condizionata, internet, bagnoschiuma di ogni tipo, spazzolino da denti e soprattutto le agognatissime ciabatte da hotel (valgono sempre il prezzo della prenotazione!). Planiamo in doccia sfruttando il poco attrito delle superciabatte e dopo tre lavaggi intensi, torniamo ad avere un colore normale. Pronti per la cena, ci fermiamo a chiedere informazioni in un caffè molto curato e un po’ hipster (è il primo che incontriamo in questa parte di mondo) e ci incamminiamo verso il centro della città. A Shiraz si respira un’aria diversa: alberi, aiuole e passanti sorridenti danno vita ad un atmosfera liberale in stile occidentale, incastonata alla perfezione nel contesto culturale islamico. Come in altre città Iraniane, passeggiamo per strade costeggiate da negozi altamente momotematici. Percorrendo la strada dei biciclettai, ci concediamo una sosta ad ogni bottega, individuando anche quel “ristorante” rustico/sudicio che oramai agogniamo da tempo. In un tavolo a bordo strada, a botte di otto spiedini alla volta, sul tavolo si contano alla fine circa 70 stecche di ferro. La cena è davvero ottima, accompagnata da salse allo yoghurt e cetriolo, pepsi e pane simil piadina per un totale di 500.000 Rial.. circa 12\’80, CHE SPETTACOLO!

 

Tornando verso l’hotel con l’intento di dedicarci al blog, ci fermiamo comunque per un Chaino (Fede ormai se non si fa un Chai al giorno schianta!) in un locale vicino all’hotel. Lì incontriamo una ragazza molto simpatica, che, parlando un ottimo inglese, ci invita a casa sua per assaggiare il famossimo Syrah, vino tipico della regione del Farsi.

Le ragazze declinano gentilmente l’invito, mentre i maschietti vengono accolti calorosamente nell’appartamento della giovane Persiana. Koly ha studiato sia in Svezia che negli Stati Uniti ed è stata costretta a ritornare in famiglia dall’impossibilità di rinnovare il suo visto. La madre di lei invece, artista, pittrice e fotografa, ci fa accomodare in salotto, servendoci un bel bicchiere a testa di Syrah (prodotto in casa e rigorosamente conservato in una bottiglia da 1.5 litri di Coca Cola). L’aroma del vino è intenso e dolciastro e a tutti noi ricorda un po’ i vini dolci Portoghesi o il Siciliano Marsala. L’atmosfera amichevole e rilassata, insieme agli effetti positivi dell’alcool, propiziano una piacevolissima conversazione sulla visione della Repubblica Iraniana da parte di una ragazza maturata nei paesi occidentali. Notiamo che ce ne parla con piacere e senza inibizioni, quindi ne approfittiamo per rivolgerle parecchie domande. Sollecitata dall nostra curiosità, ci spiega come la Rivoluzione del 1979, inizialmente percepita come un radicale e positivo cambiamento dello status-quo, ha in realtà portato ad un peggioramento della situazione: quelle che originariamente erano soltanto delle linee guida ufficiose, sono poi diventate vere e proprie leggi limitanti il libero arbitrio dei cittadini iraniani. L’obbligo di indossare il velo e di preservare la castità pubblica, l’istituzione della pena di morte, il divieto di consumare alcolici e l’impossibilità di eleggere democraticamente un nuovo governo sono solo alcuni esempi di queste limitazioni. Ciò che ci colpisce maggiormente è il fatto che queste imposizioni, inconcepibili per noi europei, risultino tali anche per la maggior parte degli Iraniani. Koly infatti ci parla di un dissenso diffuso nei confronti della teocrazia, tanto che, già nel 2011, le elezioni vennero in realtà vinte dal partito riformista Green Movement, con uno schiacciante 70%. Quando però la televisione ha fornito notizie diametralmente opposte, celebrando la vittoria del partito conservatore, si è capito quanto influente sia il secondo governo “sotterraneo” della Repubblica Islamica. Tale organo infatti, noto come Consiglio dei Guardiani e costituito da 12 capi religiosi, è presediuto dall’ Ayatollah (guida suprema) e può porre il veto su qualsiasi legge approvata dal governo fantoccio eletto dal popolo, il Maljis. Koly rende perfettamente l’idea quando si riferisce alle ultime elezioni come “election-selection”, evidenziando l’impossibilità da parte del popolo di cambiare la situazione attuale democraticamente. Nonostante tutto ciò sia sconfortante e demotivante, Koly è assolutamente convinta che un cambiamento avverrà prima o poi e basa queste sue convinzioni sulla crescente quantità di persone che si rispecchiano nel suo modo di vedere le cose.
Ovviamente tocchiamo anche argomenti più semplici, raccontando loro gli esilaranti episodi che hanno costellato il nostro viaggio fino adesso. L’ora tarda e il ciondolio della testa del padre dormiente ci convincono, anche se con rammarico, a lasciare l’abitazione, con la promessa di ricambiare l’ospitalità una volta che decideranno di visitare l’Italia.
Due taxi ci riportano in hotel e dopo un breve briefing per accordarsi sull’ora della sveglia, ci avviamo ognuno nel proprio letto. Cullati dalle fresche e piacevoli sensazioni che la serata ci ha regalato, crolliamo esausti dopo un’altra intensa giornata…

DAY 13 – FROM ISFAHAN TO PERSEPOLIS

Dopo la notte spesa nell’hotel più trash di Isfahan, con tanto di musichetta in ascensore che tanto piace a Daniele, scendiamo carichi per un superbuffet a cui dovrebbe eguire un update del blog. Ci accorgiamo subito però che la connessione wi-fi non funziona, e cominciano così le trattative con la reception per avere, in sostituzione del wi-fi, una colazione a sbafo. Nonostante le minacce di feedback negativi su Tripadvisor e 2spaghi.it, lo staff intransigente ci concede il rimborso di ben 5000 Rial (10 eurocent).
Alle 11:30 ci mettiamo in marcia sotto un sole cocente verso Khomeini Square e dedichiamo un paio d’ore al bazaar che circonda la piazza, alquanto turistica, ma comunque con una bella atmosfera persianeggiante. A una estremità della piazza c’è anche la Moschea dell’Imam, a detta della Lonely Planet la più bella del mondo sciita, ma considerato l’orario riusciamo a vederne solo una parte.

 

L’intenzione è quella di visitare le 3 moschee più importanti di Isfahan, ma la nostra proverbiale organizzazione ci fa arrivare in centro esattamente in corrsispondenza dei loro orari di chiusura. NOn ci rimane altro da fare che rinfrescarci i piedi nella fontana di Khomeini square e partire verso sud.
Dopo appena 10 km dalla partenza, una buca ben assestata ci obbliga a fermarci se non vogliamo lasciare che le taniche fissate sul tetto vengano consegnate in regalo sul parabrezza delle macchine dietro di noi. Ovviamente ci fermiamo nel posto giusto per l’operazione: davanti a una base militare! L’omino sulla torretta non ha in mano uno spiedo da kebap, ma un AK47, e il suo amico vicino impugna un mitragliatore antiaerei. Ultimiamo il fissaggio e ripartiamo per una tratta di 450 km in cui un improbabile temporale estivo in mezzo al deserto roccioso ci fa godere di 5 ore di umidità al 187%. Durante il tragitto non perdiamo occasione di diffondere il verbo “Goodfellas” distribuendo adesivi anche in corsa!


Colti da un momento di nostalgia per l’italica patria, e date le scarse rimanenze della cassa Goodfellas, decidiamo che una pasta al tonno della casa e una dormita all’aria aperta possono essere la migliore opzione per Persepolis. Ma si sa che una buona pastaccia al tonno e pomodoro non è tale senza un soffrittino di cipolla come si deve; un’area di servizio piena di luci ci indica la strada, ci fermiamo e la partita a tabù per far capire le nostre intenzioni viene vinta dai cari vecchi e buoni Federico e Daniele che, prima mimando un battuto e delle lacrime, poi indicando delle cipolle su un pacchetto di patatine, si fanno alla fine intendere. Il negoziante sfoggia il cosiddetto Tah’arof, una delle norme comportamentali più caratteristiche del popolo iraniano: la nostra esperienza vi farà capire cosa NON fare per risultare educati. Il venditore con le cipolle sopra il bancone indica ai due fellaz che non vuole una ricompensa in denaro; a questo punto l’usanza prevederebbe da parte nostra di insistere almeno 3 volte prima di accettare una simile offerta, ma naturalmente gli italianissimi bravi ragazzi liquidano la questione con un più sbrigativo “tesekkur” (grazie) e con un meno raffinato “ma guarda che culo, c’hanno pure regalato le cipolle!”
Arriviamo dopo poco a Persepolis, zona dei famosi campioni di pic-nic, un pò come la romagna per i motocicilsti: ne vediamo sulle rotonde, sugli spartitraffico e aree di servizio.
Davanti all’ingresso del sito archeologico le guardie ci notano e ci invitano ad entrare per campeggiare e parcheggiare Arisosto gratuitamente, come de veri VIPSS (che il film turco sia già uscito neio grandi schermi iraniani?!).
Le donne, Cri, Jacopino, Fede e Nello si danno al montaggio delle canadesi mentre Dani e Massi si mettono ai fornelli. Veniamo subito “attaccati” da flotte di persone incuriosite con cui riusciamo a comunicare in fars-english.


Un pò per cultura, un pò per le regole del regime che proprio non aiutano, un veterinario del posto ci guarda divertito cucinare e ridendo ci dice che quello è un lavoro da donna. Noi gli facciamo capire che in Italia anche gli uomini cucinano, e a quel punto non si trattiene più dal deriderci…perfetto!!
Una decina di minuti più tardi la piazzola e la pasta sono pronte, le recensioni da parte degli autoctoni sembrano positive, quindi come primo esperimeto di cucina on the road possiamo ritenerci soddisfatti!
Entrati oramai alla perfezione nel mood iraniano da picnic tiriamo orgogliosamente fuori il narghilè acquistato a Tabriz, per essere di nuovo derisi dal capofamiglia seduto con noi, evidentemente l’uomo più esperto di fumate con il Narghilè di tutto l’Iran, che ci da un paio di dritte su come sfruttare al meglio la mezza ciofeca da noi presa al bazaar e ci fa fumare un narghilè come si deve!


Cristiano the photographer si da ai ritratti di tutta la famiglia e dopo un’oretta di chiacchiere improbabili rimaniamo spiaggiati sull’erba, l’acqua per il chai è sul fuoco, un ultimo giro di narghilè non ce lo toglie nessuno… Quanto ci piace questo paese!

DAY 12 – FROM TEHERAN TO ISFAHAN

La mattina ci svegliamo di buon’ora chi sul pavimento, chi sul letto, chi sul divano. Ringraziamo mentalmente Alì che ci ha fatto trovare tutto l’indispensabile per un’abbondante colazione: tè pronto nella teiera, latte e succhi di frutta in frigorifero, biscotti in bella vista sopra il tavolo. Non poteva mancare il caffè e, una volta che le nostre inseparabili tazzine Caffè River sono piene, spazzoliamo ogni cosa quasi come se non vedessimo cibo da giorni. Facciamo il carico di acqua fresca, altro jolly che Alì ci ha fatto trovare in frigo e verso le 10.30 partiamo alla volta di Isfahan.
Siamo gasatissimi perchè sembra proprio che questa volta riusciremo ad arrivare a destinazione prima che faccia buio; l’idea è quella di fare il pieno nella prima stazione di servizio che incontreremo sulla strada e poi proseguire verso Sud. Non avevamo però fatto i conti con lo strano modo di fare rifornimento qua in Iran: il combustibile è razionato e ogni cittadino, per ogni veicolo che possiede, può usufruire solo un certo quantitativo di benzina a prezzo di mercato. Una volta superato il limite il carburante rimane comunque accessibile anche se a prezzo maggiorato. Poichè questo sistema funzioni, occorre consegnare al benzinaio una carta magnetica personalizzata per tenere sotto controllo la quantità di benzina acquistata e chiaramente noi Fellas non la possediamo. Ogni volta dobbiamo quindi affidarci al benzinaio di turno che, utilizzando una carta di servizio ci permette di fare il pieno. Ovviamente oggi il benzinaio addetto al Diesel non è presente e decidiamo perciò di provare al distributore successivo: “sicuramente il prossimo ci farà fare benzina”, ci diciamo. Le ultime parole famose, è proprio qui che inizia la nostra Odissea.
Una ragazza più simile ad un confetto da bomboniera che ad un essere umano ci suggerisce di entrare alla più vicina Qom, una delle due città sante dei musulmani sciiti, una sorta di Vaticano iraniano. L’unica descrizione possibile di Qom è un forno infernale polveroso e trafficato, cosparso di manifesti inneggianti la Rivoluzione Islamica ogniddove. Dopo un’estenuante mezz’ora di ricerca, sconvolti dal caldo torrido e dalle incomprensibili indicazioni dei presunti autoctoni, cominciamo a renderci conto che fare rifornimento sarà più arduo del previsto, e la spia della riserva accesa non ci aiuta di certo.. Che fare? Fermi ad un incrocio, veniamo avvicinati da una volante della polizia che, dopo una breve spiegazione del nostro problema, ci fa cenno di seguirla. La speranza si riaccende nel van, per poi riprecipitare sotto i piedi quando arriviamo ad un altro distributore non fornito di diesel. In compenso veniamo rimbalzati a un’ altra volante di 3 poliziotti in uniforme blu, molto più minacciosi dei primi e che ci incutono un certo timore. Ci ritroviamo quindi in una situazione paradossale, sudati fradici e di fronte alla Moschea di Fatima, costretti ad aspettare il rituale giornaliero di preghiera dei 3 poliziotti e di un quarto, ambiguo, personaggio.
Il caldo asfissiante e il fatto che entrino in Moschea a turni, come a voler evitare una nostra improbabile fuga, non migliorano il nostro già turbato stato d’animo. La conversazione inoltre langue da un po’ e si interagisce più che altro con sguardi imbarazzati e dubbiosi. A quel punto, uno dei tre poliziotti, quello più rotondo e simile ad un orsacchiotto tenerone, ci propone l’acquisto di un dizionario Farsi-English alla cifra di 300.000 Rial. Accettiamo l’offerta pensando che possa tornarci utile anche in futuro, rimanendo comunque convinti che abbia gonfiato il prezzo. Mezz’ora più tardi hanno tutti concluso il loro rituale e possiamo tornare alla ricerca del benzinaio giusto. Questa volta montiamo sul Van in nove: il tipo non in uniforme, che inizialmente si spaccia per uno studente bisognoso di un passaggio per Shiraz, si siede davanti e ci fa segno di seguire la volante che ci precede. Dopo poco ci fermiamo e gli sbirri decidono di continuare la ricerca del Diesel con due Fellaz, Cristiano e Daniele, che salgono in auto con lo “studente” e un affabile vecchietto di Qom, Hassan. Gli altri bravi ragazzi attendono in un parco libertino dove, nonostante sia periodo di Ramadam, la gente consuma pic-nic, beve e si concede anche qualche sigaretta. La presenza più imbarazzante è l’orsacchiotto peloso che ci scruta in lontananza e di tanto in tanto butta un occhio dentro al Van, forse alla ricerca di qualcosa da intascarsi. Il gruppo si riunisce di lì a poco, facciamo il pieno di carburante e di schiacciate, offerte dal vecchio Hassan, e ci rimettiamo in viaggio, scortati dalla volante e sorvegliati a bordo. Una cosa è certa: i posti di blocco da qua ad Isfahan li passeremo a mani basse.


Le prime tre ore trascorrono agili e tranquille: Marco è alla guida, Daniele è impegnato in improbabili conversazioni Farsinglish e tutti gli altri sono occupati ad aggiornare il blog. Ad una cinquantina di km dalla meta, l’ambiente rilassato svanisce; lo studente si tradisce rivelandosi un poliziotto e i continui inviti a proseguire per Shiraz chiariscono le loro vere intenzioni. Da buoni italiani passionali iniziamo a parlare a voce alta, facendo trasparire ansia e preoccupazione. Chiamiamo Hassan chiedendogli di fare il punto della situazione ma, dopo una breve chiacchierata, ci viene ripetuto ancora una volta che si tratta di persone affidabili. I nostri dubbi rimangono comunque inalterati ma il livello di benzina scarso ci offre la possibilità di prendere tempo con una sosta. Nelle nostre menti un solo motto: KEEP CALM and CALL ALI. Ci appelliamo quindi al nostro unico contatto fidato e, dopo avergli spiegato un po’ le nostre condizioni, lo preghiamo di convincere gli agenti che un suo amico ci sta aspettando ad Isfahan e quindi a farci abbandonare qui. Le guardie non sembrano essere troppo d’accordo ma, l’indebita appropriazione di merchandaising sparso nel furgone, su cui avevano messo gli occhi da tempo, li convince definitivamente. Dei saluti di rito, falsi come una banconota da 3 euro e 75 cent, mettono fine a questa avventura. Ancora una volta i Goodfellas ne sono usciti indenni.


Finalmente liberi arriviamo ad Isfahan con il solo desiderio di trovare un posto tranquillo dove passare la notte (il campeggio stasera non fa proprio per noi). Fortunatamente il primo, nonchè il più trash, hotel che incontriamo ci offre un buon prezzo e un posticino sicuro in cui parcheggiare Ariosto per la notte. Cena a base di kebap in un fast-food nelle vicinanze, breve visita alla celeberrima (e dal nome non scontato) Khomeini Square e tutti a nanna, sperando che il meritato riposo ci faccia dimenticare le ansie della giornata.

DAY 11 – FROM TABRIZ TO TEHERAN

Ci svegliamo di buon’ora per arrivare in tempo per l’apertura del Bazaar fissata alle 9. Ci addentriamo nei vicoli del Bazar ancora assonnato e attirati da un odorino di pane fresco troviamo un negozietto che sforna focacce di diverso spessore a iosa. Decidiamo di provarne diversi tipi, nascondendoci in un vialetto per sgranocchiarle dato il periodo di Ramadam. Trangugiamo velocemente il tutto e ci dirigiamo nuovamente nelle viuzzole del Bazaar. La nostra attenzione cade su un piccolo negozietto di narghilè, dove nel giro di 10 minuti concludiamo un affarone, acquistando due narghilè e un ampolla per un ottimo prezzo dopo svariate contrattazioni.

Un’ora dopo, avvistiamo un altro affare: gilet per tutti i maschietti a 50 cent.

Usciamo dal bazar carichi di acquisti e cibarie: formaggio fresco, focaccie, pomodori, pesche, prugne e miele. Saltiamo quindi in macchina in direzione Tehran, lanciati di nuovo nel traffico infernale di Tabriz.
Dopo due ore, i nostri stomaci cominciano a brontolare rumorosamente: è il momento di rispettare la tradizione iraniana e dare il via ad un pic-nic epico. Il problema sta solo nel trovare il posto. Alla guida c’è Nello che esce dall’autostrada e imbocca una stradina sterrata sulla destra; un centinaio di metri più avanti ecco trovare l’ombra da abbiocco perfetta. Telo a terra, focacce imbastite, caffè River sul fuoco e narghilè… e chi c’amazza!?

Per rientrare in autostrada una salita pazzesca ci costringe a scendere dal pulmino, ma Ariostone, guidato da Lucia, dimostra per l’ennesima volta di essere un tostone e superiamo l’ostacolo senza problemi. Guidiamo per qualche ora fino a che poco dopo il tramononto la torre Milad e un aria carica di smog e umidità ci segnalano l’arrivo a Tehran.

Capiamo subito cosa significa da queste parti la parola “traffico” ma riusciamo comunque a divincolarci e arrivare all’appuntamento con Alì, il manager di Caffè River Tehran. Non facciamo in tempo a scendere dalla macchina che la polizia si interessa al nostro pulmino. Fortunatamente il gap linguistico viene colmato da Alì che ci aspettava già da un po’ davanti al centro commerciale dove ha sede uno dei locali Caffè River
Super accoglienza da parte di tutto lo staff, che ci fa accomodare servendoci uno squisito succhino all’anguria e un vero e proprio italian espresso by caffè river per riprenderci dalle fatiche del viaggio. Dopo alcune foto di rito Alì salta su con noi nel pulmino per accompagnarci a mangiare in un posticino che ritiene adatto a noi. L’atmosfera è diversa rispetto a quella che abbiamo respirato fino ad ora, tutto è decisamente più “occidentale”, a partire dalla nostra cena a base di ottiimi hamburger caserecci, patatine fritte e gelato artigianale all’italiana per concludere.

I fellaz single scoprono un nuovo modo di flirtare. Alì infatti ci spiega come da queste parti le ragazze siano solite farsi avante per prime chiedendo il numero di telefono a chi desta il loro interesse. Il primo a giovare di ciò è Marco, che viene avvicinato da tale Nazi, ragazza estroversa ed attraente, con la quale rimane d’accordo per riverdersi al più presto. In generale, notiamo come le ragazze di Teheran siano più disinvolte, raramente vediamo un velo integrale e scorgiamo qua e là pure qualche schiena scoperta.

Ali, persona incredibilmente squisita, conoscendo la situazione deficitaria della cassa GoodFellas, si dimostra un signore e ci viene incontro trovandoci addirittura una situazione ideale per passare la notte in tranquillità.
Poche chiacchere, una doccia veloce e tutti a letto.. ovviamente sono le 4.30! L’intenzione di arrivare a Esfahan nel primo pomeriggio presuppone un’ulteriore levataccia. Ce la faranno i nostri eroi?

DAY 10 – FROM IRANIAN BORDER TO TABRIZ

Risveglio traumatico , sempre che di risveglio si possa parlare, ma addolcito da una vista stupenda: il monte Ararat, dove, secondo i racconti biblici, si arenò l’arca di Noé.

Rapida messa a punto di quel tosto di Ariosto e piloti, adozione del dressing code Iraniano da parte di Lucia e Laura, donazione del “plasticone” (bottiglione di vino da 5 litri) a camionisti turchi di ritorno dal proibizionismo islamico, il tutto per un totale di 45 minuti: come al solito, i tempi Goodfellas si protraggono più a lungo del previsto..

Appena varchiamo il confine turco, ci troviamo di fronte l’immagine degli ayatollah Komeini e Kameini, il primo elevato a santo in seguito alla fondazione della Repubblica Islamica, il secondo attuale guida spirituale e leader supremo della stessa.
Jacopo, in quanto ufficiale proprietario di Ariosto, si smazza la frontiera, questa volta con un po’ più di timore vista l’intransigenza che ci aspettiamo. Al primo check point veniamo divisi, Jacopo e Ariosto da una parte, e gli altri sette Fellaz dall’altra, inconsapevoli del fatto che ci saremmo riuniti di lì a breve. Entriamo nel caos più totale: una stanza piena di gente schiamazzante e di pacchi bianchi dal contenuto ignoto e sospetto. Non sapendo bene come muoverci, ci addentriamo nella folla quando veniamo raggiunti dal nostro contatto in frontiera Yaya, personaggio rassicurante che ci promette di sbrigare le pratiche burocratiche il prima possibile. Veniamo quindi parcheggiati all’ufficio del Ministero del Turismo dove ad attenderci troviamo una ragazza cordiale, gentile e molto curiosa. Quella che segue è una chiacchierata di circa 4 ore, dove affrontiamo i temi più svariati: un confronto generale tra la cultura iraniana e italiana, le possibilità delle donne musulmane in Italia, i cibi tipici, e per finire una spiegazione piuttosto accurata del problema della mafia in Italia seguito da una lettura congiunta dei quotidiani italiani. Nel frattempo Jacopo, dopo una stretta di mano da copertina fra i cancelli della frontiera turca e iraniana con Yaya, rincuora Ariostone durante la tradizionale perquisizione da parte di un omuncolo tanto basso quanto altezzoso, raggiungendoci un’oretta dopo nello stanzino.
Una volta ottenuto il Carnet de Passage, dopo un’estenuante attesa, l’ultimo ostacolo è la tassa sulla benzina da pagare al ministro dei trasporti. Yaya, tra magheggi e mazzette varie, riesce miracolosamente a farcela evitare, facendoci segno di sgommare a tutto foco col van verso la scritta “Welcome to Iran” prima che i funzionari cambino idea.
Arriviamo all’agenzia di Yaya e veniamo accolti dall’intero albero genealogico con cioccolatini e succhino. Tre Fellaz decidono di liberare la tensione approfittando della turcaccia del kitchissimo ufficio, ricoperto di radica dal pavimento al soffitto.

Nel frattempo, mentre Laura e Lucia sperimentano sulla propria pelle la freddezza degli uomini iraniani verso le donne, Jacopo fa un pieno di benza a ben 2 euro, e Marco torna con due schede sim iraniane e le tasche piene di rial in fascette, roba da film!
Sulla strada per Tabriz ci fermiamo per fare il pieno di acqua e frutta in un paesino sperduto; come al solito, mentre un paio di Fellaz è in missione dal fruttivendolo, il pulmino viene assaltato da bambini e curiosi. In particolare, uno di nostri nuovi sostenitori, decide di customizzare la sua fiammante mountain bike con il nostro sticker, che mostra a tutti i suoi amichetti con fierezza!

day10 (6)

Attimo di tensione quando dopo una rotonda un poliziotto iraniano ci mostra la paletta! Fede “il francesino” con i documenti alla mano segue l’ufficiale in una baracchina nei dintorni per i controlli di rito, ma in pochi minuti siamo di nuovo in viaggio. Non poteva mancare, a  200 km dall’arrivo, pausa caffè grazie al mitico CAFFE’ RIVER, un vero piacere!

day10 (5)

Arriviamo a Tabriz in tarda serata, inizialmente sicuri della destinazione. Ma la Lonely Planet stavolta si rivela farlocca poichè il prezzo che ci sparano in reception è esageratamente alto per le nostre tasche, oltre 3 Milioni di RIAL. A questo punto ci dividiamo in due gruppi: lo sportello di destra si prende la briga di chiamare via telefono, mentre quello di sinistra va in cerca di fortuna proseguendo a piedi lungo Mohaqqeqi Street. Dopo un centinaio di metri veniamo fermati da Angel, una ragazza iraniana piuttosto in carne che si dichiara sin da subito single, in cerca e, cosa ancora più importante, parla un ottimo inglese. Mentre ci rivela di aver preso una cotta per il nostro meccanico Massimino, si avvicina un simpatico tracagnotto che, senza sapere una parola di inglese si offre di guidarci ad un ostello super economico vicino al Bazar. Lo seguiamo speranzosi in mezzo al traffico infernale di Tabriz, fino ad arrivare a questo piccolo ostello a gestione familiare intriso da odore di stantio misto a gas. Le camere non sono granché ma disponiamo di tutto il necessario per passare la notte, domani non vediamo l’ora di perderci nel labirintico bazaar di Tabriz con i suoi 7 Km quadrati…

DAY 9 – FROM GOREME TO IRANIAN BORDER

La cara vecchia sveglia suona alle 3:40 per i Goodfellas, è una levataccia ma questa volta siamo sicuri che ne vale veramente la pena: Mongolfiera nel cielo della Cappadocia per noi!
Il van dell’ Atmosphere balloons (l’agenzia a cui abbiamo strappato il prezzone) ci accompagna prima per una colazione all’headquartier della compagnia. Alla vista di un buffet a cui non siamo abituati ormai da tempo alcuni fellaz approfittano della situazione come se non ci fosse un domani…ma l’entusiasmo dura poco: i piatti sono ancora pieni e la delusione è tanta quando veniamo invitati a risalire sul van con ancora un pezzo di formaggio in mano e due uova sode in tasca. In pochi minuti arriviamo alla pista di partenza, il sole si sta alzando, e assistere alla preparazione delle prime mongolfiere già la fa prendere benissimo.

Murat, il nostro pilota, ci da alcune nozioni sul volo e sulle posizioni che dovremo assumere all’atterraggio, e finalmente ci stacchiamo da terra! Il volo in mongolfiera è un’esperienza assurda e inaspettata: sembra di stare affacciati ad una terrazza sulla Cappadocia e il tempo viene scandito dal solo rumore del combustore che ci fa roteare mentre siamo guidati dal vento.Dopo qualche minuto di volo ecco l’alba rivelarci un paesaggio quasi lunare che Murat ci fa osservare regalandoci più volte il brivido di passare a pochi centimetri dai camini delle fate.

Quest’ora mozzafiato si conclude con l’atterraggio in un campo dalla parte opposta della valle, accolti dallo staff con la promessa champagnata alle 8 di mattina.
Ci ritroviamo alle 8:30 a levare le tende in mezzo ad un campeggio ancora dormiente con il solito obiettivo di partire prestissimo e il solito scarso risultato: partenza pomeridiana!


Ormai amici dei gestori del campeggio, saliti al risorante solo per aggiornare il blog, finiamo a parlare con tutti, zii, cugini e nuore di Murat senza farci mancare anche la più vecchia delle sfide a braccio di ferro che perdiamo miseramente! Un ultimo disperato tentativo di vincere la sfida ci porta ad unire le forze e i fellaz a spingere insieme con l’unico risultato di rompere il tavolino e perdere nuovamente l’incontro.

Con la coda tra le gambe ordiniamo la colazione turca e discutiamo su come arrivare alla frontiera con l’Iran. Per riconquistare un po’ di dignità e ridare un po’ di onore all’italia prepariamo un paio di moke con il buonissimo caffè river: il cai non è male , ma il caffè non lo batte nessuno!
I saluti si protraggono per almeno un’ora tra foto, abbracci e cinque alti e finalmente verso l’una e mezzo lasciamo il simpatico Dilek Camping.

I 1200 km che ci dividono dall’Iran si dimostrano più impegnativi del previsto, ma al tempo stesso ci regalano paesaggi inimmaginabili. La strada per Erzurum passa per montagne a più di 2000m ed è qui che alla prima pausa pipì rimpiangiamo di non aver fatto le pellicce Goodfellas.
Visto che vorremmo evitare di spingere il nostro Ariosto per queste pendenze, ci fermiamo per un rifornimento di succhi, benzina e tuc contraffati. Alla cassa paghiamo ad un bambino con la maglia del Fenerbace e cerchiamo di strappargli un sorriso regalandogli la divisa ufficiale del Milan. Con la maglietta scende anche il pallone e tutto il distributore si schiera con un 4-4-2 offensivo che si conclude con un terzo tempo a base di turkish delights offerti dalla casa.

Da qui alla dogana procediamo senza sosta alternandosi alla guida. Lucy, ultima pilota della tratta, ci annuncia alle 3:45 del mattino l’arrivo alla frontiera. Non facciamo altro che tirare fuori i sacchi a pelo e trasformare Ariosto in una “comoda” camera d’albergo…L’Iran è sempre più vicino, e la voglia di conoscere questo paese di cui tanto si sente parlare, nel bene e nel male, è davvero tanta!

DAY 8 – GOREME

Ci alziamo veramente presto, verso le 7:30, per riuscire a visitare l’Open Air Museum di Goreme con ottima luce e pochi turisti. Il posto è bellissimo e suggestivo e ci spariamo un’intensa ora e mezzo di foto, loculi e chiese scavate nella roccia.

Assaliti dai morsi della fame, dato che è il primo giorno che saltiamo la colazione, ritorniamo al campeggio, dove ci concediamo una Turkish breakfast e ne approfittiamo per discutere sul da farsi. Siamo alquanto indecisi se noleggiare un paio di mountain bike per visitare i dintorni di Goreme, ma il prezzo decisamente eccessivo, ci fa optare per scaldare il motore di Ariosto. Ormai amici con il “myfriend” della reception, uomo dai baffi eccezionali, trattiamo per un giro in mongolfiera, cercando di abbassare il prezzo proposto la sera prima. Mentre buona parte dei GoodFellas riordinava la piazzola, Massimo e Marco sono andati in cerca di una cartina gratuita per orientarsi fra le stradine per le valli. Il tour in mongolfiera, compreso di sciabolata di champagne in quota, offerto da un’agenzia lì nei pareggi attira la loro attenzione: una finta chiamata al “boss” Cristiano e la proposta di una collaborazione con l’agenzia del babbo di Massimo (che fa tuttaltro mestiere), riducono della metà l’offerta iniziale. A questo punto, non potevamo rimanere a terra!

Mentre saltiamo tutti sul mitico Ariosto, il vicino di tenda Berkay, ingegnere turco appassionato di viaggi in solitaria, approfitta giustamente del passaggio che gli concediamo. Si presenta subito in maniera eccentrica spruzzandosi un quintale di Axe sulla pancia. Inebriati dal profumo di deodorante, facciamo tappa alla Love Valley: qui il vento e il tipo di roccia danno vita a delle ambigue formazioni rocciose, che ai più romantici sembrano semplici funghi, ad altri ricordano la ben conosciuta e sempre divertente forma fallica.

Dopo 2 ore di camminata sotto il sole torniamo nei pressi del campeggio per mangiare del Gozleme fatto come si deve. La supposta breve pausa pranzo si trasforma in 2 ore di polleggio spiaggiati su tappeti davanti ad un tavolino stracolmo di cibo.


Chiedendo informazioni per raggiungere la Rose Valley, il nostro amico turco ci informa che il Tarantino delle telenovela turche, il mitico Sinan Getin è in cerca di comparse per il suo ultimo capolavoro che in questi giorni sta girando in Cappadocia. Massimo, rinominato da Berkay “The Captain”, inforca la prima svolta a destra nell’entusiasmo /diffidenza generale. Ed è proprio lì che, dietro la scuola materna di Cavusin troviamo il maestro in azione circondato dal suo entourage nel vivo delle riprese. L’atmosfera è surreale:dopo una breve presentazione, facciamo ormai parte del cast.

Allo scoccare dell’action del pluripremiato Çetin (che ha nel suo curriculum più telegatti di Carlo Vanzina), ci ritoriviamo a correre a zigzag davanti alla telecamera con assurdi vestiti tra le mani. E’ FATTA! Dopo mille prove finalmente la nostra performance arriva alla perfezione e l’estro creativo del maestro si placa. Soddisfatti del nostro primo ruolo cinematografico, le proviamo tutte per conquistare i numeri delle 2 attrici del film ottenendo solo l’amicizia su facebook di un simpatico Marcantonio della truppa. Cliccate sul link qui sotto per gustarvi il backstage delle riprese!

https://www.youtube.com/watch?v=WVFg36yUmaU

Sfoggiando la prepotenza di Ariosto, lasciamo il set alla volta della vicina Rose Valley. Data l’ora tarda, non seguiamo per intero il percorso e ci accontentiamo di scattare alcune foto panoramiche.

Torniamo in campeggio, bagno in palude (l’acqua della piscina ha il colore ed il sapore di un acquitrino), doccia e altra cena a base di tipiche pietanze della regione.

La notte è breve, la sveglia è impostata alle 3e45…la mongolfiera ci attende!

DAY 7 – FROM ISTANBUL TO GOREME

In un modo o nell’altro riusciamo a partire “quasi” ad un’ora decente… gli uomini vanno a recuperare il furgone mentre le donne, nel frattempo, si occupano di stampare un pacco di adesivi “goodfellas” per tappezzare qualsiasi muro/vetrina/macchina/persona/cartelli del wc che incontreremo lungo il viaggio.

Lasciamo Istanbul consci del fatto che due giorni sono decisamente troppo pochi per visitare questa mistica città: ma il rally richiede ritmi e tappe forzate, non possiamo tirarci indietro ora! Segue una sosta che non ci stà al Burger King alle 11 di mattina.. melone e succhino rigenerante al bar di fianco con tanto di acquisto dell’ennesimo cd di musica locale scelto totalmente a caso, e di nuovo in marcia.

Da Ankara in poi, il viaggio ci regala delle vedute mozzafiato, e non possiamo rinunciare a goderci il tramonto con una piccola sosta: gli ometti si fanno le classiche 20 flessioni di rito, tutti i passanti ci salutano un sacco calorosamente, e ad ogni strombazzata di clacson siamo sempre più fieri di questo viaggio!!

Arriviamo a Goreme alle 21 con il buio, quindi possiamo farci solo un’idea di quanto spettacolare sia questo posto. Ci lanciamo subito alla ricerca del campeggio più economico del villaggio: al terzo tentativo le trattative portano ad un prezzo impossibile da rifiutare… aggiudicato il Dilek Camping!!! Montiamo per la prima volta le nostre tende e facciamo un giro in città alla ricerca, di nuovo, della soluzione più economica per sfamarci…a caso capitiamo nell’unico locale specializzato nella preparazione del “Goreme Kepab”: polpettine con formaggio e funghi accompagnate da riso e insalatina…proprio BBBBONE!

Anche questa sera siamo cotti.. dobbiamo riposare perchè domani sarà una lunga giornata di escursioni sotto un gran bel sole turco.

Ciliegina sulla torta prima di andare a dormire, Jacopo e Marco sono costretti a ripassare per tutti i campeggi in cui ci siamo fermati prima di arrivare al Dilek causa mancanza all’appello di una ciabatta della Laura e una scarpa di Jacopo! Risultato della ricerca: solo la ciabatta è stata ritrovata.. il resto del viaggio per Jacopo continua in mocassini.

Cose che capitano ai migliori FELLAZ…

DAY 5/6 – ISTANBUL

Abbiamo le migliori intenzioni per il nostro primo giorno ad Istanbul, per chi c’è già stato e chi no, c’è voglia di visitare tutta la città, mangiare kebab a chili e coinquistare il mondo nel tempo libero. In realtà capiamo di dover ancora imparare ad organizzarci quando ci ritroviamo dopo 5 ore ancora in ostello ad aggiornare il blog… ma confidiamo di trovare un metodo da qui alla fine del viaggio! Morale della favola: siamo nel centro di Sultanahmet alle 2 e mezzo del pomeriggio dopo aver fatto conoscenza con Ehran di Coffee O’ Clock Istanbul, non lontano dal nostro (ottimo) ostello. Ehran è uno dei primi a farci capire il suo punto di vista sulla rivolta di Gezi Park e ci rendiamo conto che sono tanti i ragazzi come lui che stanno davvero mettendo il cuore in questa protesta.

Dopo il tipico paninozzo al pesce sotto il ponte di Galata, in ordine visitiamo Bazaar delle Spezie e Gran Bazaar, dove ci dividiamo in 2 squadre per riuscire a comprare qualsiasi cosa senza dover stare dietro ai tempi di tutto il gruppo. In queste occasioni, essere un gruppo così numeroso non aiuta. La maratona di shopping finisce con tutti gli ometti forniti di panatloni da Alì Babà e donne ricoperte di bracciali, zaini e pelli di cammello.

Ehran capisce subito in quale guaio si è cacciato a voler stare con noi tutto il giorno e sconsolato ci accompagna prima alla bellissima e suggestiva Moschea Blu poi alla torre di Galata ed infine a Taksim, centro nevralgico della vita notturna dei giovani di Istanbul.

Dopo aver aggregato al gruppo 2 amici turchi conosciuti tra erasmus e scambi universitari, mangiamo in un ristorante un po’ turistico ma buono, con portate a base di salsine, verdure e Raki (Sambuca turca allungata con acqua) .

Siamo tutti un po’ cotti e torniamo in ostello chi alle 2 chi alle 6 carichi per le ennesime 3 o 4 ore di sonno.

Il venerdì, sotto un gran sole, lo dedichiamo al resto dei must see della città: Ayasofya, Cisterna Basilica e Palazzo Topkapi ci tengono impegnati fino alle 7 di sera, quando ci rendiamo conto che il nostro tempo a dispozione per questa città è già finito..e ci dispiace un bel po’.

Riusciamo ad incontrare 2 amici di Marco che ci consigliano il miglior posto per mangiare polpette take away (kofte) nel centro di Istanbul. Ci ritroviamo nei giardini della Moschea Blu, circondati da famiglie in attesa di mangiare. Anche noi, rispettosi nei confronti di chi sta affrontando il Ramadam, aspettiamo che il muezzin dia il via libera alle danze.

Ci dirigiamo, un po’ intorpiditi dall’abbuffata, verso una delle principali attrazioni della città: l’hammam! A Cemberlitas, dentro una stanza dove l’aria calda rende il respiro complicato, ci attendono diversi omoni e donnone che rispecchiano precisamente lo stereotipo del tipico turco. Affascinati dalla notevole stazza e folta peluria, ci lasciamo cullare dalla loro maestria: con le loro mani grosse come palette ci prendono uno ad uno per sbatacchiarci facendoci scricchiolare ogni singola vertebra.

Nonostante Massimo rischi l’accoltellamento dopo essere stato accusato dal più baffuto di tutti di essersi intascato il gettone d’ingresso di Jacopo, usciamo puliti come mai prima d’ora e assaporiamo una rinfrescante spremuta d’arancia che, come i tipi veramente tosti, buttiamo giù tutti alla goccia.

Il post hammam si rivela molto piacevole in quanto Baran (per gli amici Marcantonio), un amico di Marco, ci conduce in un posticino tipico dietro la Moschea Blu, dove scambiamo quattro chiacchere conciliate da infusi mistici e dal fumo del Narghilè al sapore di “Turkish delight”.

Per ritornare in ostello prendiamo due taxi e scatta inaspettamente la competizione tra le due vetture: tra sorpassi a destra, gomme che fischiano, traiettore degne di un pilota da Formula 1 e gesti dell’ombrello durante i sorpassi, siamo a Kadikoy in men che non si dica. Nel giro di mezz’ora dormiamo tutti, consapevoli che il giorno seguente ci attende un altro lungo viaggio, verso Goreme, in Cappadocia.

Contiamo di arrivarci per il tramonto, vedremo…

DAY 4 – FROM BOLINTIN VALE TO ISTANBUL

Ore 8: tutti in piedi e in stato semicomatoso ma dobbamo trovare le forze per i 680 km che ci aspettano fino ad Istanbul.

Gigione insiste per prendere insieme un ultimo caffè e visto che non siamo ancora troppo in ritardo sulla tabella di marcia accettiamo, non sapendo però cosa ci aspetta. Gigi non si contiene, durante la colazione arriva con due buste piene di paste e ci propone di seguirlo nel localino accanto per assaggiare uno dei piatti rumeni da lui più apprezzati: i mitici “Mici”.

Ci sediamo al tavolo ed inizia il delirio: i Mici sono succulenti salsicce alla griglia servite con mostarda che possono essere accompagnate solamente da una birra gelata. La partenza viene posticipata in modo proporzionale alle 20 birre portate in tavola da Gigione (19+1 analcolica per il guidatore designato) e solamente all’1 riusciamo a metterci in marcia dopo tante foto, risate e abbracci a questa splendida famiglia che non dimenticheremo facilmente.

Partiamo supercarichi e dopo 80km entriamo in Bulgaria, che purtroppo dobbiamo attraversare velocemente, per quanto consentitoci dalle condizioni della strada.
Ci concediamo una pausa per un pasto frugale a base di tonno, fagioli e una bottiglia di vino.

Il driver malaticcio J. Bonacci ci porta oltre la frontiera turca dove tra controlli van, passaporti e la faccia losca di Daniele che non convince i doganieri, vola un’altra ora, ma Istanbul è sempre più vicina.

Ore 3: Erhan di Coffee O’Clock ci viene incontro dopo esserci persi nel quartiere Kadikoy e ci porta in ostello per il meritato riposo. Anche Ariosto ha bisogno di una bella pausa, e lo affidiamo al parcheggiatore baffuto.

Per i prossimi due giorni Istanbul sarà tutta nostra!!

DAY 3 – FROM CLUJ TO BOLINTIN VALE

Stamattina Cristiano e Daniele si sacrificano piazzando la sveglia alle 6.50 per recuperare il vecchio Ariosto. Michele ci aspettava alla terrazza. Un uomo di una generosità sincera, giocatore di basket mancato, poliglotta e figlio di un soprano di livello internazionale. Peccato non aver avuto più tempo per conoscere meglio una persona così interessante!


Ci presentiamo (incredibilmente in orario!!) all’appuntamento al COFFEE O’CLOCK di Cluj. Maurone ci aspetta per il photo-shooting con lo staff Caffè River.

Visita della sede Caffé River Romania, quindi la chicca della giornata: la Beverly Hills rom.


Ci rimettiamo in sella ad Ariostone, il pulmino giustone, diretti a Bucuresti, e per non farci mancar niente andiamo a fare due drift nella via più tortuosa d’Europa: la Transfagarasan.
amo giusto parlando della mancanza di una mascotte, quando le note di Yann Tiersen e la comparsa dei nani da giardino in vendita lungo la strada ci danno l’idea del secolo: ricordate le cartoline di Ameliè al padre?
Problema: dobbiamo pagare in Lei ma abbiamo solo euro, come fare? Il buon vecchio baratto risolve la situazione: una maglietta val bene un nano da giardino: da oggi un nuovo membro entra a far parte del Goodfellas Team!!


Cominciano le curve, e vista la bellezza del paesaggio, non resistiamo alla tentazione di fare un video tosto di Ariosto in corsa: nella preparazione Daniele fa la conoscenza di un simpatico venditore di miele e di sua moglie. Budruk si rivela un personaggione, parla bene inglese, ha fatto il camionista tra Belgio e Italia, fin quando non si è stancato e ha deciso di produrre miele e girare per la Romania con il suo camioncino pieno di arnie. Anche qui scatta il baratto: ci accaparriamo 2 barattoli di miele veramente eccezionale in cambio di un’altra maglietta!

Inizia la vera e propria Transfagarasan, ad ogni curva paesaggi mozzafiato appaiono ai nostri occhi, non possiamo quasi credere alla magnificenza di queste montagne e le nostre mani sono ormai livide dai 5 alti che si ripetono ad ogni nuovo spettacolo!!


Stranamente siamo in ritardo sulla tabella di marcia, ma in ogni caso vogliamo arrivare nei dintorni di Bucarest prima di accamparci. Quindi ci lanciamo in diverse ore di guida non-stop, con cena a base di caciotta e salsiccia affumicata ottenuti grazie ad un altro baratto. La preparazione dei panini si rivela impresa ardua a causa delle millemila curve e lasciamo un ferito sul campo di battaglia: Cristiano 0 – coltellino svizzero 1.

Ad una trentina di kilometri da Bucarest, i neon di una sala da bowling sono troppo accattivanti per essere ignorati. Incuranti della tarda ora, ordiniamo un boccale di birra a testa e diamo inizio alla sfida sportello destro Vs sportello sinistro, vinta senza storia: sportello sinistro rulez.
Non sappiamo dove passare la notte e l’idea è quella di fare ancora qualche kilometro e accamparci appena possibile.. E qua La Svolta: una parola in italiano è bastata ad attirare l’attenzione di Aurel (Gigi per gli amici), gioviale signore dal ventre prominente che ci invita a piantare le tende nel suo giardino. Quello che succederà supererà tutte le nostre aspettative.
Arriviamo nella sua dimora e troviamo già sedute al tavolo la moglie Anna e la figlia Adriana. Ci sentiamo a casa: l’intera famiglia è trapiantata a Firenze da venti anni, anche se Adriana ultimamente ha deciso di tornare in Romania. La conversazione prosegue per ore e il nostro bicchiere non è mai vuoto. Ci facciamo tante risate e il tutto è accompagnato da una pastaccia ignorante, fagiolata con zampone di maiale e peperoni in aceto balsamico: della serie le piccole gioie della vita!


Senza accorgercene, si fanno le 4 e Gigi ci fa accampare in quella che sarà la futura cucina. Andiamo a letto felici e anche un pò ubriachi, sappiamo già che svegliarsi domani sarà un’impresa, ma va bene così…questo viaggio si fa sempre più interessante!

DAY 2 – FROM BUDAPEST TO CLUJ

Appuntamento al Transit alle 7, ritrovo con la classica mezz’ora di ritardo e partenza alla volta della Roma-Romania (con Spitty nel cuore). Alla guida Fede “dormo tutto io” Costi. Conquistiamo subito un fan locale che ci immortala in coda a Budapest e ci contatta inviandoci una foto di Ariosto (il pulmino più tosto). 
Sosta per una ricarica di susine, pesche e popponi, in parte offerta dal fruttivendolo Francis ex wrestler dall’orecchio di ferro, ricordino di un incontro di lotta libera, indovinate dove? Proprio a Ulanbataar! 
Pranzo in una tavola calda dall’improbabile design sia interno che esterno, praticamente il paradiso del trash. 
Dopo il tipico pasto estivo ungherese a base di zuppe calde ci siamo rimessi alla guida di Ariosto alla volta di Cluj.
Lucia “pastasciutta” ci ha portato sicuri fino all’appuntamento con Mauro il boss di Caffè River Romania, subito fuori da Cluj. Cena tipica a base di cacciagione e fresco vinello della casa. 
Fede pesca il bastoncino più corto e diventa automaticamente il prescelto per guidare dal ristorante all’ostello. 
Il problema è stato quando abbiamo scoperto che l’ostello non aveva un parcheggio custodito. Come si fa, come non si fa ed ecco arrivare la vera svolta di giornata: Michele! 
Ha origini italiane e, gasato di averci trovati ci offre di lasciare Ariosto dentro il suo garage. Non solo, ci affida direttamente le chiavi del cancello, che mmatto!
La giornata si conclude in birreria: non possiamo pagare in euro e non abbiamo Lei. Come pagare le birre? Rapido cambio di soldi con il barista che ci ha fornito il cash per bagnarci l’ugola.

La Romania, per ora, ci piace!!

DAY 1 – FROM AREZZO TO BUDAPEST

Giornata lunga e divertente allo stesso tempo. Il pulmino sembra reagire bene a caldo e carico di bagagli e i primi due Paesi sono stati attraversati con successo. Ma andiamo con ordine: stamattina tra l’emozione generale e le lacrime di qualche genitore siamo partiti con un paio di ore di ritardo rispetto all’orario di partenza previsto.. ma dopotutto non siamo mai stati famosi per la nostra puntualità! Abbiamo avuto addirittura il tempo di scordarci le chiavi di riserva del Transit e qua dobbiamo ringraziare Babbo Bonacci per esserci venuto in soccorso.

La mattinata è trascorsa alla grande, senza caldo ne traffico e alcuni di noi hanno approfittato per riposarsi dalle fatiche degli ultimi giorni. Poi a Ferrara una mega sosta per montare la nostra telecamera sul tetto: ci perdiamo spesso in cazzeggio, dovremo accelerare i tempi delle soste, ma è il primo giorno, l’euforia è esagerata, quindi ce lo possiamo permettere!

Via via agli autogrill abbiamo trovato gente incuriosita dal nostro pulmino e gli inboccallupo sono fioccati.  La Slovenia l’abbiamo attraversata velocemente ma ci è piaciuta un sacco, tra dolci colline e paeselli in cui sempre sbuca il tetto di un campanile.

Pranzo in un autogrill sloveno, giusto il tempo di farsi due gavettoni e mangiare un gustoso  panino come solo gli sloveni sanno fare, poi di nuovo in strada!

Il pomeriggio è stato molto più pesante per via del gran caldo, un primo assaggio di quello che probabilmente ci aspetterà più avanti…

Altro che scoramento, abbiam proceduto atuttofoco verso l’Ungheria. Poi, osservando un attimino il percorso ci siam resi conto che avremmo costeggiato il Lago Balaton. Sbabaam è passato meno di un attimo e gia indossavamo il costume! Ci stava proprio una sosta, c’erano anche 4 ragazzi che giocavano a beach volley e aspettavano solo di prendere una bella scuffiettata… ma abbiamo dovuto rinunciare per rispettare la tabella di marcia!

I Goodfellas al Lago Balaton

I Goodfellas al Lago Balaton

E allora 10 minuti di sole per asciugarci, due foto di rito e di nuovo in strada direzione Budapest. Buoaaa gli ungheresi probabilmente non hanno molto chiara quale sia la corsia di sorpasso:  sorpassi a sinistra e a destra erano indifferentemente frequenti. Abbiamo trovato un gran traffico e alla vista del cartello BUDAPEST è partita una hola generale! Il problema a questo punto è stato trovare l’ostello perché non avevamo mappe della città. Ci siamo quindi lanciati a cercare informazioni: la svolta è stata quando abbiamo chiesto ad un simpatico tipo che aveva con se il navigatore satellitare. Arrivo all’ostello verso le 11.30pm, abbiam portato gli zaini in camera e armati di due bottiglie di vino ci siamo messi alla ricerca di un posto dove mangiare perché eravamo affamati come lupi. Il ghiros ci ha dato la botta finale e anche se eravamo partiti con le migliori intenzioni del tipo:

“Che ci frega di dormire!”
“Andiamo a visitare la città di notte!!”
“Si, al massimo ci riposeremo domani in pulmino”

ci siamo dovuti ricredere perché praticamente dormivamo in piedi.

Ritrovo fissato per le 7am di fronte alla reception dell’ostello per partire alla volta di Cluj, ATUTTOFOCOOO!

Daniele

The Goodfellas Team

 

HERE WE ARE…!!

Ci siamo,

sembra incredibile eppure il 28 luglio è arrivato! Sono le 3 di notte, e tra 2 ore e mezzo comincia ufficialmente il NOSTRO Mongolia Charity Rally!!

Il primo Fellaz ad accendere i motori sarà Cristiano, poi toccherà a Massimo, tappa a Rigutino (ufficialmente la nostra base operativa per le varie operazioni di meccanica e carico merci negli ultimi frenetici giorni) per prelevare la sottoscritta, e infine ad Arezzo dagli ultimi 5 bravi ragazzi…E poi in marcia!! Dritti fino a Budapest, dove speriamo di arrivare in serata domani!

Abbiamo finito di caricare il pulmino alle 23 dopo una giornata lunghissima, iniziata al Coffee O’Clock, proseguita con un servizio fotografico del mitico Carlo Landucci, inframezzata da qualche bagno in piscina e finita con Nello alle prese con l’idropultirice sui sedili!!

Alla fine ce l’abbiamo fatta, il Transit è carico e ben organizzato, abbiamo tonno in scatola, fagioli e risotto in quantità industriali, una bella cassa degli attrezzi che speriamo di utilizzare il meno possibile, tanti ventilatori (mi sa che sarà un bel caldo nei posti in ultima fila), e uno scatolone pieno di gadgets da distribuire ovunque vogliamo!!

E è avanzato pure lo spazio!!

Insomma…i preparativi sono finalmente giunti al termine, ora comincia la vera avventura di 8 bravi ragazzi un pò matti, che non vedono l’ora di arrivare in Mongolia!!

Ci sentiamo ragazzi, seguiteci seguiteci seguiteci!!

….Life is a Journey, not a destination…

Laura

The Goodfellas Team

Carichi a bestia!! -Carlo Landucci's photo-

Carichi a bestia!!
-Carlo Landucci’s photo-

PRE-PARTENZA AL COFFEE O’CLOCK

Per chi se lo fosse perso…ecco cosa è successo stamatina al Coffee O’Clock secondo AREZZO NOTIZIE E TELESANDOMENICO!!
Grazie a tutti, ma proprio tutti, amici, parenti e curiosi che sono venuti a salutarci..Grazie al nostro main sponsor CAFFE’ RIVER per averci dato l’opportunità di ritrovarci al Coffee O’Clock, la location era perfetta, il pulmino per il Corso faceva la sua gran bella figura, e la gente era stracarica, come piace a noi!!

Ciao ragazzi, SI PARTE!!

Ma quanto siamo belli??!!

Un altro articolo tutto per noi su AREZZO NOTIZIE!!

La partenza é sempre piú vicinaaaa!!

 

Un’amica ci ha dedicato un articolo tutto per noi sul blog dell’Università di Bologna, almaradio…check it oout!!

http://www.almaradio.it/2013/07/mongolia-charity-rally-the-goodfellas-team-destinazione-ulaanbaatar/

Grazie Valentina!!

PIMP MY VAN!!

Finalmente il Ford Transit si è fatto bello per il viaggio!!

Ieri sera siamo andati a ritirarlo da AeRre Ideas – Creative Communications, che ha svolto un gran bel lavoro sul nostro pulmino, grandi ragazzi!!

Adesso possiamo veramente sfoggiarlo con orgoglio e mostrare quante persone hanno creduto, e credono, in noi, scegliendo di diventare nostri sponsor!! Grazie a tutti voi!

ATUTTOFòCO GOODFELLAS, meno 15 giorni alla partenza!!!

UN APERITIVO DA SHOGNO!!

Eccoci qua!!

I Goodfellas QUASI al completo (Jacopo purtroppo non è potuto venire causa laurea incombente), carichi più che mai al Circolo Aurora in Piazza Sant’Agostino ad Arezzo, dove sabato 6 luglio abbiamo organizzato un super-aperitivo casalingo con vendita di magliette annessa!!

La serata è andata alla grande, abbiamo bevuto e mangiato benissimo in compagnia di tanta bella gente, le donazioni sono state generosissime, ma soprattutto tante persone si sono interessate al nostro viaggio con un entusiasmo che ci ha riempito di orgoglio!!

Il mitico Cico del circolo Aurora ci ha “sopportato” fino alle 2 di notte passate, e ci sembra doveroso ringraziarlo per la disponibilità e l’opportunità che ci ha dato, GRAZIE CICO e tutti i ragazzi del CIRCOLO AURORA!!

Grazie anche a tutte le mamme Goodfellas che hanno cucinato cose buoooonissime per noi e per tutti gli aperitiveggianti, senza il loro aiuto non ce l’avremmo fatta!!

….DA RIFARE!! 🙂

CONFERENZA STAMPA AD AREZZO

I Goodfellas sono diventati famosi!!!
Venerdì 5 luglio in Piazza della Libertà abbiamo tenuto la nostra prima Conferenza Stampa nella nostra città (sì, siamo sparsi un pò in tutta Italia, ma fondamentalmente ci sentiamo Aretini!). A rappresentare il gruppo Daniele, Marco e Laura: della serie, pochi ma buoni! E ovviamente abbiamo portato anche il Pulmino, ancora non munito di adesivi a causa di un contrattempo meccanico, ma comunque una gran bella presenza!!  Dopo i primi momenti di imbarazzo (c’è chi sembrava ubriaco, chi dava le spalle alla telecamera…) ci siamo sciolti e alla fine non volevamo più smettere di rilasciare interviste per parlare della nostra avventura!! Alla fine non siamo andati così male dai…!!

Grazie a tutti i giornalisti che ci hanno dato modo di diffondere la voce sul Mongolia Charity Rally, all’ assessore Francesco Romizi che è stato gentilissimo con noi, e grazie anche agli amici e parenti che sono venuti a farsi due risate su in piazza!!

Ecco alcuni link con articoli e interviste su di noi!!

Stay tuned!

VIDEO TELESANDOMENICO: http://www.youtube.com/watch?v=IvuvQwNmL_g

VIDEO TELETRURIA: http://www.teletruria.it/video/index.php?id=3859

ARTICOLO AREZZONOTIZIE: http://www.arezzonotizie.it/art_generi/art_attualita/una-solidarieta-lunga-14-500-chilometri-il-team-goodfellas-al-mongolia-charity-rally/

ARTICOLO TSDV: http://www.tsdtv.it/blog/2013/07/05/the-goodfellas-team/?fb_source=pubv1

ARTICOLO AREZZOOGGI: http://www.arezzooggi.net/notizie/attualita/6870/from-arezzo-to-mongolia-14500-km-di-solidarieta

ARTICOLO AERRECOM: http://www.aerrecom.com/Una-solidariet-lunga-14500-chilometri

UN Pò DI RINGRAZIAMENTI…

Vogliamo ringraziare tutto lo staff del VITSTOCK MUSIC FESTIVAL per averci permesso di far conoscere la nostra iniziativa anche in quel di Vitiano!! Grandi ragazzi, continuate a far sentire buona musica, che fa sempre bene!!

Grazie ovviamente anche a tutte le persone che hanno fatto un giro al nostro stand e a chi ha voluto contribuire, diffondete il verbo “Goodfellas” con le vostre tshirt!!

E grazie al Ford Transit, il suo debutto in società ha fatto la sua porca figura!! 🙂

Continuate a seguirci…mica finisce qui!!

VItstock Music Festival

I Fellaz Federico e Laura hanno portato a far conoscere i Goodfellas anche a Vitiano (Ar) al Vitsotck Music Festival, con tanto di pulmino! Buona musica e tanta birra hanno accompagnato una piacevolissima serata con tanta bella gente, ancora più bella con le tshirt Goodfellas addosso!! Grazie a tutti!

We GoPro!

1017609_671243826225590_2131482566_nPochi giorni fa è arrivata a Firenze la nostra nuova compagna di viaggio! La attendavamo con ansia: diventerà sicuramente una parte fondamentale delle nostre avventure ed esperienze. Non mancheremo infatti di sfruttare le sue innate qualità il più a lungo possibile, condividendo con i nostri Followers scene “live” di quello che staremo affrontando. Benvenuta tra noi, Miss GoPro!

 

The Goodfellas’ stand in Mirandola

BRUNATTI SUMMER LEAGUE - Special thanks to our helpers Cinzia and Alessandro!!

23 Giugno 2013, BRUNATTI SUMMER LEAGUE
Un ringraziamento speciale ai nostri aiutanti dell’ultimo momento Cinzia e Alessandro!!

GoodFellas Transitalici – Paura e Delirio a Torre del Greco!

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I nostri tre mitici Fellaz ci hanno mandato questo simpatico video stamattina, spaccato delle condizioni loro e del pulmino (che se la sta cavando egregiamente) dopo un’intera nottata alla guida.

GoodFellas Transitalici – Partenza!

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Tre Fellaz (Daniele, Massimo e Lucia) partiti ieri notte da Milano, percorreranno tutto lo stivale per trasportare materiale di un amico fino in Sicilia! Un ottimo test per il Transit e un occasione in più per rimpinguare il nostro povero salvadanaio! Un grazie anche a BlaBlaCar per aver alleggerito le spese di viaggio!

Alla conquista dell’Europa e del Mondo!

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Buondì cari Followers!

Come probabilmente molti di voi già sapranno, alcuni GoodFellas hanno vissuto un’intensa esperienza di studio internazionale a Cranfield (UK), luogo ameno favorevole allo sbocciare di nuove amicizie e soprattutto di nuovi amori. Comunque, poche settimane fa si è tenuta la Graduation Day, cerimoniale ispirato all’americano lancio del cappello e momento adatto ad una piacevole reimpatriata con tutti gli studenti/amici dell’annata passata. E secondo voi ci siamo lasciati sfuggire l’occasione di divulgare lo spirito GoodFellas? Ovviamente no! I nostri 10 kg di bagaglio a mano consistevano in un piccolo trolley pieno di nostre magliette, che ci siamo tirati dietro in ogni dove, sempre pronti a metter su un banchetto improvvisato, stile mercato per intendersi. E la nostra dialettica, la passione per la nostra impresa, il coinvolgimento cercato e voluto nei nostri “clienti” ci hanno permesso di raggiungere un più che discreto successo: abbiamo venduto decine e decine di magliette che viaggeranno per tutta Europa (ma non solo) assieme ai loro nuovi proprietari, che a loro volta diffonderanno e promuoveranno la nostra piccola ma epica impresa.

God save the Fellaz.

GoodFellas & Europrogress srl

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Cari Followers,

l’intero team GoodFellas coglie l’occasione di ringraziare la ditta Europrogress srl per la sponsorizzazione! E la Mongolia è sempre più vicina…

Bandierine, adesivi, oblò, varie ed eventuali!

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La partenza è sempre più vicina! Nonostante l’assenza di aggiornamenti, di cui ci scusiamo pubblicamente, questo periodo ha visto i GoodFellas coinvolti in innumerevoli attività in preparazione al most epic trip of the world!
Ecco la situazione ad oggi:

  • Una settimana fa è arrivato a Casa Arezzo a Firenze (i.e. a tutti gli effetti la nostra base operativa) un bel paccone from UK, contenente adesivi, magliette, bandierine, stickers, toppe, etc. il tutto ufficiale Mongol Charity Rally. Ovviamente questo non ha fatto altro che contribuire alla nostra, già pazzesca, voglia di partire..
  • Questione pulmino! Effettivamente il poverino è stato un po’ trascurato, essendo rimasto parcheggiato dal momento dell’acquisto fino all’entrata nel gruppo di Massi, che si sta prendendo cura di lui come fosse un figlio. Lo ha di fatti accompagnato alla sua prima visita dal meccanico, come fanno le mamme all’appuntamento mattutino dal dentista. E abbiamo scoperto che ha bisogno di qualche modifica fondamentale. Una volta in moto infatti, l’indicatore della temperatura sale vertiginosamente fino al massimo, facendo così spegnere il motore. E dato che  l’indicatore riprecipita a zero non appena lo si riavvia, incrociamo le dita che sia solamente un guasto al bulbo, riparabile con soli 35/40€. Inoltre, il cuscinetto della ruota anteriore destra deve essere assolutamente cambiato! Per fortuna, si è trovato il ricambio alla modica cifra di 100€, che rispetto ai 180€ del pezzo originale Ford suonano molto meglio. Una volta eseguite queste essenziali riparazioni, il nostro Massi, con la sua cantata abilità di piccolo Mc Giver, ci ha promesso di pimpare il mezzo con tutto il surplus necessario, usando solo spago da cucina, nastro bi-adesivo e i pezzi di una Fiat 127 bianco-panna che tiene in giardino. We’ll see…
  • Eccoci ora alla sezione dedicata alle tamarrerie, ovvero le modifiche interne del pulmino (non sempre strettamente necessarie) che renderanno il nostro viaggetto il più confortevole possibile. Cristiano è tornato in Italia da Tenerife (cosa fa a Tenerife? I biologi marini fanno l’Erasmus lì..), portando con sè uno stereo Pioneer e un amplificatore Sony! Effettivamente si ritiene questa modifica prioritaria, altrimenti come faremo ad ascoltare “Pompo nelle casse” a tutto volume  attraversando le vaste praterie del Turkmenistan? Vi è da migliorare l’aerazione interna, miglioria di cui si sta occupando Nello, impegnato nella contrattazione del prezzo di un oblò di seconda mano con un venditore di camper. Abbiamo anche previsto un minifrigo per tenere al fresco la scorta di Soda Tassoni e spuma di Jacopo, dei ventilatori per far fluttuare la fluente e rigogliosa chioma del nostro Daniele e un pianale per separare l’attrezzatura dai bagagli.
  • Vi sono stati enormi progressi con i Patrocini. Quello della Provincia di Arezzo è ormai cosa fatta, tanto che ci hanno proposto di tenere  una conferenza stampa. Per quello del comune di Arezzo le tempistiche sembrano un po’ più lunghe ma siamo ottimisti che otterremo senza problemi anche quello.
  • Stiamo vagliando diversi preventivi assicurativi per ripararci da eventualità che non si possono prevedere e a breve dovremo iniziare le pratiche per la patente di guida internazionale.

Ovviamente ciascuna di queste storie contiene a sua volta altre piccole storie che meriterebbero comunque di essere raccontante, ma esigenze di sintesi impediscono un resoconto dettagliato. Ma abbiate fede, continueremo ad aggiornarvi sulla preparazione del viaggio!

Stay tuned, Stay Fellaz.

 


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