DAY 27 – FROM KYRGYZSTAN BORDER TO KAZARMAN

Nonostante i muratori stessero lavorando in punta di piedi per non svegliarci, i raggi del sole ci fanno aprire comunque gli occhi. Al piacevole e tutt’altro che traumatico risveglio, segue una colazioncina a base di Caffè River, chai, biscottini e panini al miele e alveare.

Successivamente i ragazzi, approfittando del tempo morto per lavare i piatti (cosa di cui spesso si occupano Laura e Lucia), si cimentano in quello che sanno far meglio: dare calci ad un pallone. Notando che i bambini lì presenti sprizzano gioia da tutti i pori per unirsi al gruppo, i talentuosi Fellaz li invitano a posare la zappa e unirsi agli universalmente noti “passaggi al volo”. Inaspettatamente il divertimento e il tempo si fermano quando, come in una scena di Apocalypse Now, compaiono due mezzi anfibi dell’esercito uzbeko pieni di militari con passamontagna e fucili. Anche se, a prima vista, incutevano molto timore e reverenza, in realtà ci salutano amichevolmente, liberandoci dalle catene immaginarie che ci tenevano ingessati. Dal canto loro, i bambini rimangono totalmente indifferenti, rivelando una quotidianità che fa riflettere. Il loro entusiasmo, che merita di esser premiato, e il fatto che Marco tentasse di convertirli alla fede rossonera, ci convince a prelevare dal Van due completini del Milan.


In frontiera ubeka fila tutto liscio a suon di “Uzbekistan finish! Bye Bye”, mentre l’entrata in Kyrgyzstan si rivela un’attimino più formale: sentendoci ormai sicuri e a nostro agio nelle burocrazie doganali, scherziamo e sghignazziamo a voce alta ma l’ufficiale, con toni piuttosto autoritari, ci riporta alla cruda realtà. Gli uomini Fellaz, per ripicca, riempiono il casottino di pestilenziali loffie, silenziose e letali. Il malcapitato, stordito dai nostri odori, sbriga le pratiche in tutta fretta e ci lascia andare senza troppe complicazioni. Il programma prevede di arrivare ad Osh e fermarci per un paio d’ore per prelevare moneta locale, comprare le stoviglie, fare la spesa e soprattutto permettere a Federico e Laura di acquistare il volo di ritorno. Un paio d’ore: che utopia! Dopo due banche senza circuito Mastercard e sporadiche contradditorie indicazioni, ci imbattiamo in una signorina che molto gentilmente ci disegna una mappa. O per colpa sua, o per colpa nostra, non riusciamo a decifrarla e ci ritroviamo immersi nelle vie del bazaar più delirante di tutta l’Asia Centrale.

In qualche modo riusciamo a destreggiarci e parcheggiamo Ariosto nella via centrale. A quel punto Dani e Fede, pensando di aver visto un ATM, si cimentano nell’ardua ricerca della giusta banca, senza però ottenere alcun risultato concreto se non una sudata pazzesca e un probabile indirizzo. Questa volta il nostro scetticismo è avventato: riusciamo finalmente a ritirare i maledetti Som che ci assicurano almeno un minimo potere d’acquisto. Ci dividiamo in due gruppi: Marco, Fede e Laura in un internet point; Jacopo, Lucia, Daniele e Cristiano in giro per il bazaar con missione spesa e stoviglie. Ci ritroviamo dopo un’ora con storie piuttosto divertenti. Il primo gruppo dapprima scopre che in Kyrgyzstan esistono locali con wifi destinati unicamente a video-games e porno e, successivamente, entra in contatto con l’enorme barriera linguistica. Infatti, i tre fellas hanno dovuto girare ben 10 diverse agenzie di viaggio prima di trovare una ragazza che capisse l’inglese e che li accompagnasse ad un punto internet vero e proprio. Il secondo gruppo, dopo essersi cimentato nella più ardua delle trattative con una donnina Kirgiza, torna alla base vittorioso con tutte le stoviglie mancanti, frutta, pane e verdura per la modica cifra di 30€.
Sono le 16 e ci mettiamo in viaggio in direzione Lago Issyk-Kol. Paesaggi mozzafiato tra tornanti infiniti, camion zeppi di sterpaglie, branchi di cavalli e sparute mucche. Siamo a 2350 m.

In lontananza c’è foschia, ma appena il sole fa capolino illumina dei picchi innevati che potrebbero tranquillamente essere alti il doppio della cima alla quale ci troviamo noi. Bambini vestiti con tute rattoppate e delle papaline in testa mano nella mano sul ciglio della strada. Yurte bianche che spuntano qua e la, natura verdeggiante e rigliogliosa. Però ci accorgiamo di aver completamente sbagliato strada: dovevamo andare a nord siamo andati a sud, inconsapevoli di essere nel pezzo finale della Pamir Highway, segnalatoci in lontananza dalla maestosa imponenza del picco Lenin. Abbiamo usato il nostro giorno jolly, possiamo sperare di arrivare oltre Jala-labad? Riprendiamo il cammino questa volta nella giusta direzione e improvvisamente, dopo una curva, ecco sbucare il sole e i colori sono meravigliosi.
Il Kyrgyzstan è sicuramente lo stato più freddo che abbiamo attraversato fino ad ora e siamo presi da un’implacabile voglia di zuppa di cipolle e patate. Neanche a farlo apposta, scorgiamo lungo la strada sacconi stracolmi di tuberi, quindi ci fermiamo al volo per placare le nostre voglie. Il venditore è un amabile e disponibile vecchino che si destreggia piuttosto bene in Inglese e, da subito, ci trasmette il suo entusiasmo per il nostro viaggio! Carichi come non mai, ci buttiamo nell’acquisto di 4kg di patate e 4 kg di cipolle: a questo punto l’omino, estremamente preso bene, decide di regalarci 4 agli.. ora la zuppa non potrà che esser un successo!! E’ ormai buio e riprendiamo il cammino, consci del fatto che la nostra sorte dipende da una cartina non troppo dettagliata: dopo una serie interminabile di bivi e mille indicazioni in russo, riusciamo ad imboccare la strada giusta in direzione Kazarman. Tornanti e buche non ci abbandonano mai e Ariostone, nonostante la difficoltà del percorso, conferma la sua affidabilità e sicurezza: il nostro van è proprio il più tosto. Il piano è quello di accamparci il prima possibile, ma i premurosi Kyrgyzy si raccomandano di dirigerci verso la montagna per via dei numerosi cani randagi che gironzolano nell’area. Verso le 23, scorgiamo un check-point e decidiamo di fermarci a chiedere chiarimenti riguardo la nostra posizione. Ed è qui che ci imbattiamo nel più dolce dei militari: the Captain, un affabile vecchino piuttosto rotondo in rigorosa tenura militaresca. Facendogli capire a gesti e tende disegnate su blocchetti di carta la nostra situazione, ci indica molto gentilmente uno spiazzo a fianco della sua capannina. Non ci lasciamo sfuggire l’occasione e occupiamo l’improvvisata piazzola in men che non si dica con teli, tende e fornellino. La rigorosa preparazione della fantomatica zuppa si rivela però più lunga del previsto: un narghilè sembra essere un’ottima soluzione per ammazzare il tempo. L’attesa riempe l’aria di aspettative che non vengono deluse dal tripudio di sapori cipolleschi e patatosi con cui entriamo in contatto. Purtroppo la pioggia ci coglie alla sprovvista durante la pulizia pentole e il più che fondamentale lavaggio denti, costringedoci a ritirarci nelle nostre tende sciabattando chiassosamente. Distesi nei nostri umidi saccapeli veniamo comunque sorpresi immediatamente dal sonno, rasserenati dalla vicinanza del Captain e contenti di aver raggiunto la pietra miliare dei 10000 Km!