DAY 45 – LAST DAY: ULAANBAATAR!!

DRIIIIIN…Quarantacinquesima sveglia per i Goodfellas!!
Questa volta suona dalla Chuka’s guest house, l’appartamento da noi colonizzato nel centro di UlaanBaatar. Tra tutti, questo è stato un risveglio particolarmente sentito e doloroso: non solo abbiamo le super riposanti due ore di sonno, ma anche la consapevolezza che oggi è il Grande Giorno, il giorno del distacco da Ariostone. Difatti, raramente si sono sentite così poche chiacchiere e battute a colazione (a parte il giorno che dovevamo trovare un meccanico per aggiustare il sottoscocca). Abbiamo ancora mezza giornata per goderci a pieno il nostro amato pulmino e in queste ore l’idea è di visitare il Book House Project di Go Help, situato in un villaggio a circa un’ora dalla capitale. Qui, in seguito alla chiusura di una miniera nelle vicinanze, vi è uno dei più alti tassi di disoccupazione, le condizioni igienico-sanitarie sono a dir poco precarie e vi sono numerosi bambini affetti da malattie congenite. Go Help ha deciso di dare una mano costruendo una struttura destinata alla raccolta libri, dove i bimbi possono ritrovarsi sia per utilizzare i libri donati, sia per divertirsi giocando. Figuratevi che sono riusciti a piazzare all’interno della sala anche una postazione internet!
L’appuntamento è alle 8:30 con Javzaa (la volontaria di Go Help) che, ovviamente, deve attendere il nostro arrivo per almeno 10 minuti: siamo ritardatari coerenti fino alla fine noi! Javzaa ci guida fino al villaggio in periferia e, una volta sul luogo, entriamo nella Book House, che consiste in due stanze accorpate decorate con libri di ogni tipo posti su vari scaffali e popolate da tutti i bambini della zona.

Sin dal nostro arrivo, i bambini riescono a contagiarci con la loro allegria e voglia di giocare; ci ritroviamo così a calciare palloncini, cercare di comunicare con goffi gesti e a scattare milioni di foto per immortalare questo magnifico momento.

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Per capire di cosa stiamo parlando date un’occhiata a QUESTO video!!

Ed è in questo clima gioioso che Lucia e Cristiano con il loro impeccabile spagnolo fanno la conoscenza di Alvaro Saiz Ruiz, un ragazzo basco di 32 anni, che dopo aver intrapreso l’avventura del Mongolia Charity Rally (durata per lui 3 mesi), ha deciso di lasciare tutto ciò che aveva in Spagna per trasferirsi in questa comunità, aiutando la gente del posto a vivere meglio. Visitiamo così la sua umile abitazione, le docce pubbliche alle quali sta lavorando e il prototipo di maxigher a impatto zero costruita con sacchi d’argilla che, con l’aiuto di alcuni operai volontari, sta tirando su per una famiglia locale di otto persone in difficoltà. Questo basta a convincerci che lui è l’uomo giusto: decidiamo di donargli tutto ciò che è rimasto nel van: scatola degli attrezzi, tavolini, sgabelli, fornelletto,cuscini, coperte…tutto! Siamo sicuri che ne farà buon uso. Un seguito infinto di saluti e abbracci ci riporta coi piedi su Ariosto, felici e soddisfatti per aver contribuito ad una nobile causa.

Il viaggio è breve ma nulla ci impedisce di fermarci per una sosta di fronte al cartello d’ingresso di UlaanBaatar: come si suol dire, ci stava attuttofoco!

Per saziare le nostre pance brontolone, dietro consiglio di Javzaa ci dirigiamo verso un negozio di ramen, chiamato Oishii Ramen (“delizioso ramen” tradotto dal giapponese, e in effetti non delude le aspettative!). Sembra esser il suggerimento perfetto, dato che proprio a lato del locale troviamo un’area destinata al lavaggio automobili. Lasciamo Ariosto a fare il bagnetto, mentre ci dedichiamo ad un delizioso pranzo durante il quale ci viene la brillante idea di visitare un negozio di gioielli tipici mongoli alla ricerca di souvenir dell’ultimo momento; promettiamo di tornare in tempo per le 16:30, ora di consegna ufficiale dell’amato van, ma ovviamente ci perdiamo nel negozio, e Javzaa, oramai affiliata Goodfellas, posticipa ulteriormente l’incontro con i volontari dell’ufficio per offrirci caffè e dolcetto.

Una corsa verso l’ufficio, qualche scusa arrabattata e, in men che non si dica, ci ritroviamo ad abbracciare il nostro Ariosto per un ultimo saluto. Ma prima, ahinoi, un’ultima prova da superare: il test con il meccanico!! Se questo ritenesse il mezzo in buone condizioni, avremmo diritto a riavere tutta la caparra, in caso contratio l’associazione può decidere di trattenere il 20% degli oltre 900 euro da noi versati come garanzia. Dopo una rapida occhiata e un test generale, il Signor Meccanico non è molto convinto delle sospensioni, effettivamente un pò provate dal lungo viaggio. È qui che grazie al nostro savoir-faire, qualche occhiolino e un k-way del Milan della taglia giusta riusciamo a convincere anche lui: l’intera caparra è nostra! Salti, foto e lacrime ci fanno congedare dal nostro amato pulmino e tristi, ma pienamente soddisfatti, lo vediamo allontanarsi all’orizzonte e ci dirigiamo verso casa. Addio Ariosto, sei stato un fiero compagno di viaggio!!

All’unanimità decidiamo che l’ultima cena mongola deve esser una cena di tutto rispetto, quindi ci dirigiamo convinti all’ Altai Barbecue, un “eat as much as you like” bello grande, kitsch al punto giusto e con un ottimo assortimento di carne: dal montone al cavallo, passando per il maiale, piuttosto raro da queste parti. Siamo famelici e divoriamo ogni cosa esposta sul bancone: anche questo ristorantino non ci delude. Con nostra grandissima sorpresa incontriamo anche le ragazze irlandesi del team del Mongol Rally, incrociate qualche giorno prima lungo la strada: sembra scontato, ma con loro non possono mancare un paio di boccali di birra insieme ed un’ultima foto per sigillare questo incontro.

Torniamo a casa e crolliamo distrutti nei nostri letti. Lucia, Daniele, Laura e Federico sonnecchiano due ore, prima di prendere il taxi per l’aeroporto. Nessun addio doloroso, solo un arrivederci e un grande in bocca al lupo ai tre fellas che continueranno il lungo viaggio: Marco e Jacopo fino a Shanghaii e Cristiano fino in Indonesia.

Abbiamo capito che essere un Goodfellas vuol dire appartenere ad un gruppo solido ed avventuriero: e noi lo siamo stato. Lo spirito Goodfellas fa parte di colui che è pronto a spingersi oltre le barriere geografiche, politiche e culturali per assaporare a pieno una cultura indigena. È qualcosa che non ti abbandona così facilmente. Abbiamo scoperto il fascino di ballare dove la musica è proibita, il sapore di un pic-nic anche a fianco di un cratere, il frizzare della vodka se accompagnata da uno spiedino di carne, la soddisfazione di non cedere a ricatti di poliziotti corrotti, il piacere di vincere una gara di lancio al sasso in un lago siberiano pieno di pescatori, e la bellezza della natura mongola incontaminata. Siamo certi che molto altro ci attende, ma per ora siamo pronti ad affrontare il ritorno e chissà, forse un altro rally ci aspetta…