DAY 10 – FROM IRANIAN BORDER TO TABRIZ

Risveglio traumatico , sempre che di risveglio si possa parlare, ma addolcito da una vista stupenda: il monte Ararat, dove, secondo i racconti biblici, si arenò l’arca di Noé.

Rapida messa a punto di quel tosto di Ariosto e piloti, adozione del dressing code Iraniano da parte di Lucia e Laura, donazione del “plasticone” (bottiglione di vino da 5 litri) a camionisti turchi di ritorno dal proibizionismo islamico, il tutto per un totale di 45 minuti: come al solito, i tempi Goodfellas si protraggono più a lungo del previsto..

Appena varchiamo il confine turco, ci troviamo di fronte l’immagine degli ayatollah Komeini e Kameini, il primo elevato a santo in seguito alla fondazione della Repubblica Islamica, il secondo attuale guida spirituale e leader supremo della stessa.
Jacopo, in quanto ufficiale proprietario di Ariosto, si smazza la frontiera, questa volta con un po’ più di timore vista l’intransigenza che ci aspettiamo. Al primo check point veniamo divisi, Jacopo e Ariosto da una parte, e gli altri sette Fellaz dall’altra, inconsapevoli del fatto che ci saremmo riuniti di lì a breve. Entriamo nel caos più totale: una stanza piena di gente schiamazzante e di pacchi bianchi dal contenuto ignoto e sospetto. Non sapendo bene come muoverci, ci addentriamo nella folla quando veniamo raggiunti dal nostro contatto in frontiera Yaya, personaggio rassicurante che ci promette di sbrigare le pratiche burocratiche il prima possibile. Veniamo quindi parcheggiati all’ufficio del Ministero del Turismo dove ad attenderci troviamo una ragazza cordiale, gentile e molto curiosa. Quella che segue è una chiacchierata di circa 4 ore, dove affrontiamo i temi più svariati: un confronto generale tra la cultura iraniana e italiana, le possibilità delle donne musulmane in Italia, i cibi tipici, e per finire una spiegazione piuttosto accurata del problema della mafia in Italia seguito da una lettura congiunta dei quotidiani italiani. Nel frattempo Jacopo, dopo una stretta di mano da copertina fra i cancelli della frontiera turca e iraniana con Yaya, rincuora Ariostone durante la tradizionale perquisizione da parte di un omuncolo tanto basso quanto altezzoso, raggiungendoci un’oretta dopo nello stanzino.
Una volta ottenuto il Carnet de Passage, dopo un’estenuante attesa, l’ultimo ostacolo è la tassa sulla benzina da pagare al ministro dei trasporti. Yaya, tra magheggi e mazzette varie, riesce miracolosamente a farcela evitare, facendoci segno di sgommare a tutto foco col van verso la scritta “Welcome to Iran” prima che i funzionari cambino idea.
Arriviamo all’agenzia di Yaya e veniamo accolti dall’intero albero genealogico con cioccolatini e succhino. Tre Fellaz decidono di liberare la tensione approfittando della turcaccia del kitchissimo ufficio, ricoperto di radica dal pavimento al soffitto.

Nel frattempo, mentre Laura e Lucia sperimentano sulla propria pelle la freddezza degli uomini iraniani verso le donne, Jacopo fa un pieno di benza a ben 2 euro, e Marco torna con due schede sim iraniane e le tasche piene di rial in fascette, roba da film!
Sulla strada per Tabriz ci fermiamo per fare il pieno di acqua e frutta in un paesino sperduto; come al solito, mentre un paio di Fellaz è in missione dal fruttivendolo, il pulmino viene assaltato da bambini e curiosi. In particolare, uno di nostri nuovi sostenitori, decide di customizzare la sua fiammante mountain bike con il nostro sticker, che mostra a tutti i suoi amichetti con fierezza!

day10 (6)

Attimo di tensione quando dopo una rotonda un poliziotto iraniano ci mostra la paletta! Fede “il francesino” con i documenti alla mano segue l’ufficiale in una baracchina nei dintorni per i controlli di rito, ma in pochi minuti siamo di nuovo in viaggio. Non poteva mancare, a  200 km dall’arrivo, pausa caffè grazie al mitico CAFFE’ RIVER, un vero piacere!

day10 (5)

Arriviamo a Tabriz in tarda serata, inizialmente sicuri della destinazione. Ma la Lonely Planet stavolta si rivela farlocca poichè il prezzo che ci sparano in reception è esageratamente alto per le nostre tasche, oltre 3 Milioni di RIAL. A questo punto ci dividiamo in due gruppi: lo sportello di destra si prende la briga di chiamare via telefono, mentre quello di sinistra va in cerca di fortuna proseguendo a piedi lungo Mohaqqeqi Street. Dopo un centinaio di metri veniamo fermati da Angel, una ragazza iraniana piuttosto in carne che si dichiara sin da subito single, in cerca e, cosa ancora più importante, parla un ottimo inglese. Mentre ci rivela di aver preso una cotta per il nostro meccanico Massimino, si avvicina un simpatico tracagnotto che, senza sapere una parola di inglese si offre di guidarci ad un ostello super economico vicino al Bazar. Lo seguiamo speranzosi in mezzo al traffico infernale di Tabriz, fino ad arrivare a questo piccolo ostello a gestione familiare intriso da odore di stantio misto a gas. Le camere non sono granché ma disponiamo di tutto il necessario per passare la notte, domani non vediamo l’ora di perderci nel labirintico bazaar di Tabriz con i suoi 7 Km quadrati…