DAY 11 – FROM TABRIZ TO TEHERAN

Ci svegliamo di buon’ora per arrivare in tempo per l’apertura del Bazaar fissata alle 9. Ci addentriamo nei vicoli del Bazar ancora assonnato e attirati da un odorino di pane fresco troviamo un negozietto che sforna focacce di diverso spessore a iosa. Decidiamo di provarne diversi tipi, nascondendoci in un vialetto per sgranocchiarle dato il periodo di Ramadam. Trangugiamo velocemente il tutto e ci dirigiamo nuovamente nelle viuzzole del Bazaar. La nostra attenzione cade su un piccolo negozietto di narghilè, dove nel giro di 10 minuti concludiamo un affarone, acquistando due narghilè e un ampolla per un ottimo prezzo dopo svariate contrattazioni.

Un’ora dopo, avvistiamo un altro affare: gilet per tutti i maschietti a 50 cent.

Usciamo dal bazar carichi di acquisti e cibarie: formaggio fresco, focaccie, pomodori, pesche, prugne e miele. Saltiamo quindi in macchina in direzione Tehran, lanciati di nuovo nel traffico infernale di Tabriz.
Dopo due ore, i nostri stomaci cominciano a brontolare rumorosamente: è il momento di rispettare la tradizione iraniana e dare il via ad un pic-nic epico. Il problema sta solo nel trovare il posto. Alla guida c’è Nello che esce dall’autostrada e imbocca una stradina sterrata sulla destra; un centinaio di metri più avanti ecco trovare l’ombra da abbiocco perfetta. Telo a terra, focacce imbastite, caffè River sul fuoco e narghilè… e chi c’amazza!?

Per rientrare in autostrada una salita pazzesca ci costringe a scendere dal pulmino, ma Ariostone, guidato da Lucia, dimostra per l’ennesima volta di essere un tostone e superiamo l’ostacolo senza problemi. Guidiamo per qualche ora fino a che poco dopo il tramononto la torre Milad e un aria carica di smog e umidità ci segnalano l’arrivo a Tehran.

Capiamo subito cosa significa da queste parti la parola “traffico” ma riusciamo comunque a divincolarci e arrivare all’appuntamento con Alì, il manager di Caffè River Tehran. Non facciamo in tempo a scendere dalla macchina che la polizia si interessa al nostro pulmino. Fortunatamente il gap linguistico viene colmato da Alì che ci aspettava già da un po’ davanti al centro commerciale dove ha sede uno dei locali Caffè River
Super accoglienza da parte di tutto lo staff, che ci fa accomodare servendoci uno squisito succhino all’anguria e un vero e proprio italian espresso by caffè river per riprenderci dalle fatiche del viaggio. Dopo alcune foto di rito Alì salta su con noi nel pulmino per accompagnarci a mangiare in un posticino che ritiene adatto a noi. L’atmosfera è diversa rispetto a quella che abbiamo respirato fino ad ora, tutto è decisamente più “occidentale”, a partire dalla nostra cena a base di ottiimi hamburger caserecci, patatine fritte e gelato artigianale all’italiana per concludere.

I fellaz single scoprono un nuovo modo di flirtare. Alì infatti ci spiega come da queste parti le ragazze siano solite farsi avante per prime chiedendo il numero di telefono a chi desta il loro interesse. Il primo a giovare di ciò è Marco, che viene avvicinato da tale Nazi, ragazza estroversa ed attraente, con la quale rimane d’accordo per riverdersi al più presto. In generale, notiamo come le ragazze di Teheran siano più disinvolte, raramente vediamo un velo integrale e scorgiamo qua e là pure qualche schiena scoperta.

Ali, persona incredibilmente squisita, conoscendo la situazione deficitaria della cassa GoodFellas, si dimostra un signore e ci viene incontro trovandoci addirittura una situazione ideale per passare la notte in tranquillità.
Poche chiacchere, una doccia veloce e tutti a letto.. ovviamente sono le 4.30! L’intenzione di arrivare a Esfahan nel primo pomeriggio presuppone un’ulteriore levataccia. Ce la faranno i nostri eroi?