DAY 12 – FROM TEHERAN TO ISFAHAN

La mattina ci svegliamo di buon’ora chi sul pavimento, chi sul letto, chi sul divano. Ringraziamo mentalmente Alì che ci ha fatto trovare tutto l’indispensabile per un’abbondante colazione: tè pronto nella teiera, latte e succhi di frutta in frigorifero, biscotti in bella vista sopra il tavolo. Non poteva mancare il caffè e, una volta che le nostre inseparabili tazzine Caffè River sono piene, spazzoliamo ogni cosa quasi come se non vedessimo cibo da giorni. Facciamo il carico di acqua fresca, altro jolly che Alì ci ha fatto trovare in frigo e verso le 10.30 partiamo alla volta di Isfahan.
Siamo gasatissimi perchè sembra proprio che questa volta riusciremo ad arrivare a destinazione prima che faccia buio; l’idea è quella di fare il pieno nella prima stazione di servizio che incontreremo sulla strada e poi proseguire verso Sud. Non avevamo però fatto i conti con lo strano modo di fare rifornimento qua in Iran: il combustibile è razionato e ogni cittadino, per ogni veicolo che possiede, può usufruire solo un certo quantitativo di benzina a prezzo di mercato. Una volta superato il limite il carburante rimane comunque accessibile anche se a prezzo maggiorato. Poichè questo sistema funzioni, occorre consegnare al benzinaio una carta magnetica personalizzata per tenere sotto controllo la quantità di benzina acquistata e chiaramente noi Fellas non la possediamo. Ogni volta dobbiamo quindi affidarci al benzinaio di turno che, utilizzando una carta di servizio ci permette di fare il pieno. Ovviamente oggi il benzinaio addetto al Diesel non è presente e decidiamo perciò di provare al distributore successivo: “sicuramente il prossimo ci farà fare benzina”, ci diciamo. Le ultime parole famose, è proprio qui che inizia la nostra Odissea.
Una ragazza più simile ad un confetto da bomboniera che ad un essere umano ci suggerisce di entrare alla più vicina Qom, una delle due città sante dei musulmani sciiti, una sorta di Vaticano iraniano. L’unica descrizione possibile di Qom è un forno infernale polveroso e trafficato, cosparso di manifesti inneggianti la Rivoluzione Islamica ogniddove. Dopo un’estenuante mezz’ora di ricerca, sconvolti dal caldo torrido e dalle incomprensibili indicazioni dei presunti autoctoni, cominciamo a renderci conto che fare rifornimento sarà più arduo del previsto, e la spia della riserva accesa non ci aiuta di certo.. Che fare? Fermi ad un incrocio, veniamo avvicinati da una volante della polizia che, dopo una breve spiegazione del nostro problema, ci fa cenno di seguirla. La speranza si riaccende nel van, per poi riprecipitare sotto i piedi quando arriviamo ad un altro distributore non fornito di diesel. In compenso veniamo rimbalzati a un’ altra volante di 3 poliziotti in uniforme blu, molto più minacciosi dei primi e che ci incutono un certo timore. Ci ritroviamo quindi in una situazione paradossale, sudati fradici e di fronte alla Moschea di Fatima, costretti ad aspettare il rituale giornaliero di preghiera dei 3 poliziotti e di un quarto, ambiguo, personaggio.
Il caldo asfissiante e il fatto che entrino in Moschea a turni, come a voler evitare una nostra improbabile fuga, non migliorano il nostro già turbato stato d’animo. La conversazione inoltre langue da un po’ e si interagisce più che altro con sguardi imbarazzati e dubbiosi. A quel punto, uno dei tre poliziotti, quello più rotondo e simile ad un orsacchiotto tenerone, ci propone l’acquisto di un dizionario Farsi-English alla cifra di 300.000 Rial. Accettiamo l’offerta pensando che possa tornarci utile anche in futuro, rimanendo comunque convinti che abbia gonfiato il prezzo. Mezz’ora più tardi hanno tutti concluso il loro rituale e possiamo tornare alla ricerca del benzinaio giusto. Questa volta montiamo sul Van in nove: il tipo non in uniforme, che inizialmente si spaccia per uno studente bisognoso di un passaggio per Shiraz, si siede davanti e ci fa segno di seguire la volante che ci precede. Dopo poco ci fermiamo e gli sbirri decidono di continuare la ricerca del Diesel con due Fellaz, Cristiano e Daniele, che salgono in auto con lo “studente” e un affabile vecchietto di Qom, Hassan. Gli altri bravi ragazzi attendono in un parco libertino dove, nonostante sia periodo di Ramadam, la gente consuma pic-nic, beve e si concede anche qualche sigaretta. La presenza più imbarazzante è l’orsacchiotto peloso che ci scruta in lontananza e di tanto in tanto butta un occhio dentro al Van, forse alla ricerca di qualcosa da intascarsi. Il gruppo si riunisce di lì a poco, facciamo il pieno di carburante e di schiacciate, offerte dal vecchio Hassan, e ci rimettiamo in viaggio, scortati dalla volante e sorvegliati a bordo. Una cosa è certa: i posti di blocco da qua ad Isfahan li passeremo a mani basse.


Le prime tre ore trascorrono agili e tranquille: Marco è alla guida, Daniele è impegnato in improbabili conversazioni Farsinglish e tutti gli altri sono occupati ad aggiornare il blog. Ad una cinquantina di km dalla meta, l’ambiente rilassato svanisce; lo studente si tradisce rivelandosi un poliziotto e i continui inviti a proseguire per Shiraz chiariscono le loro vere intenzioni. Da buoni italiani passionali iniziamo a parlare a voce alta, facendo trasparire ansia e preoccupazione. Chiamiamo Hassan chiedendogli di fare il punto della situazione ma, dopo una breve chiacchierata, ci viene ripetuto ancora una volta che si tratta di persone affidabili. I nostri dubbi rimangono comunque inalterati ma il livello di benzina scarso ci offre la possibilità di prendere tempo con una sosta. Nelle nostre menti un solo motto: KEEP CALM and CALL ALI. Ci appelliamo quindi al nostro unico contatto fidato e, dopo avergli spiegato un po’ le nostre condizioni, lo preghiamo di convincere gli agenti che un suo amico ci sta aspettando ad Isfahan e quindi a farci abbandonare qui. Le guardie non sembrano essere troppo d’accordo ma, l’indebita appropriazione di merchandaising sparso nel furgone, su cui avevano messo gli occhi da tempo, li convince definitivamente. Dei saluti di rito, falsi come una banconota da 3 euro e 75 cent, mettono fine a questa avventura. Ancora una volta i Goodfellas ne sono usciti indenni.


Finalmente liberi arriviamo ad Isfahan con il solo desiderio di trovare un posto tranquillo dove passare la notte (il campeggio stasera non fa proprio per noi). Fortunatamente il primo, nonchè il più trash, hotel che incontriamo ci offre un buon prezzo e un posticino sicuro in cui parcheggiare Ariosto per la notte. Cena a base di kebap in un fast-food nelle vicinanze, breve visita alla celeberrima (e dal nome non scontato) Khomeini Square e tutti a nanna, sperando che il meritato riposo ci faccia dimenticare le ansie della giornata.