DAY 13 – FROM ISFAHAN TO PERSEPOLIS

Dopo la notte spesa nell’hotel più trash di Isfahan, con tanto di musichetta in ascensore che tanto piace a Daniele, scendiamo carichi per un superbuffet a cui dovrebbe eguire un update del blog. Ci accorgiamo subito però che la connessione wi-fi non funziona, e cominciano così le trattative con la reception per avere, in sostituzione del wi-fi, una colazione a sbafo. Nonostante le minacce di feedback negativi su Tripadvisor e 2spaghi.it, lo staff intransigente ci concede il rimborso di ben 5000 Rial (10 eurocent).
Alle 11:30 ci mettiamo in marcia sotto un sole cocente verso Khomeini Square e dedichiamo un paio d’ore al bazaar che circonda la piazza, alquanto turistica, ma comunque con una bella atmosfera persianeggiante. A una estremità della piazza c’è anche la Moschea dell’Imam, a detta della Lonely Planet la più bella del mondo sciita, ma considerato l’orario riusciamo a vederne solo una parte.

 

L’intenzione è quella di visitare le 3 moschee più importanti di Isfahan, ma la nostra proverbiale organizzazione ci fa arrivare in centro esattamente in corrsispondenza dei loro orari di chiusura. NOn ci rimane altro da fare che rinfrescarci i piedi nella fontana di Khomeini square e partire verso sud.
Dopo appena 10 km dalla partenza, una buca ben assestata ci obbliga a fermarci se non vogliamo lasciare che le taniche fissate sul tetto vengano consegnate in regalo sul parabrezza delle macchine dietro di noi. Ovviamente ci fermiamo nel posto giusto per l’operazione: davanti a una base militare! L’omino sulla torretta non ha in mano uno spiedo da kebap, ma un AK47, e il suo amico vicino impugna un mitragliatore antiaerei. Ultimiamo il fissaggio e ripartiamo per una tratta di 450 km in cui un improbabile temporale estivo in mezzo al deserto roccioso ci fa godere di 5 ore di umidità al 187%. Durante il tragitto non perdiamo occasione di diffondere il verbo “Goodfellas” distribuendo adesivi anche in corsa!


Colti da un momento di nostalgia per l’italica patria, e date le scarse rimanenze della cassa Goodfellas, decidiamo che una pasta al tonno della casa e una dormita all’aria aperta possono essere la migliore opzione per Persepolis. Ma si sa che una buona pastaccia al tonno e pomodoro non è tale senza un soffrittino di cipolla come si deve; un’area di servizio piena di luci ci indica la strada, ci fermiamo e la partita a tabù per far capire le nostre intenzioni viene vinta dai cari vecchi e buoni Federico e Daniele che, prima mimando un battuto e delle lacrime, poi indicando delle cipolle su un pacchetto di patatine, si fanno alla fine intendere. Il negoziante sfoggia il cosiddetto Tah’arof, una delle norme comportamentali più caratteristiche del popolo iraniano: la nostra esperienza vi farà capire cosa NON fare per risultare educati. Il venditore con le cipolle sopra il bancone indica ai due fellaz che non vuole una ricompensa in denaro; a questo punto l’usanza prevederebbe da parte nostra di insistere almeno 3 volte prima di accettare una simile offerta, ma naturalmente gli italianissimi bravi ragazzi liquidano la questione con un più sbrigativo “tesekkur” (grazie) e con un meno raffinato “ma guarda che culo, c’hanno pure regalato le cipolle!”
Arriviamo dopo poco a Persepolis, zona dei famosi campioni di pic-nic, un pò come la romagna per i motocicilsti: ne vediamo sulle rotonde, sugli spartitraffico e aree di servizio.
Davanti all’ingresso del sito archeologico le guardie ci notano e ci invitano ad entrare per campeggiare e parcheggiare Arisosto gratuitamente, come de veri VIPSS (che il film turco sia già uscito neio grandi schermi iraniani?!).
Le donne, Cri, Jacopino, Fede e Nello si danno al montaggio delle canadesi mentre Dani e Massi si mettono ai fornelli. Veniamo subito “attaccati” da flotte di persone incuriosite con cui riusciamo a comunicare in fars-english.


Un pò per cultura, un pò per le regole del regime che proprio non aiutano, un veterinario del posto ci guarda divertito cucinare e ridendo ci dice che quello è un lavoro da donna. Noi gli facciamo capire che in Italia anche gli uomini cucinano, e a quel punto non si trattiene più dal deriderci…perfetto!!
Una decina di minuti più tardi la piazzola e la pasta sono pronte, le recensioni da parte degli autoctoni sembrano positive, quindi come primo esperimeto di cucina on the road possiamo ritenerci soddisfatti!
Entrati oramai alla perfezione nel mood iraniano da picnic tiriamo orgogliosamente fuori il narghilè acquistato a Tabriz, per essere di nuovo derisi dal capofamiglia seduto con noi, evidentemente l’uomo più esperto di fumate con il Narghilè di tutto l’Iran, che ci da un paio di dritte su come sfruttare al meglio la mezza ciofeca da noi presa al bazaar e ci fa fumare un narghilè come si deve!


Cristiano the photographer si da ai ritratti di tutta la famiglia e dopo un’oretta di chiacchiere improbabili rimaniamo spiaggiati sull’erba, l’acqua per il chai è sul fuoco, un ultimo giro di narghilè non ce lo toglie nessuno… Quanto ci piace questo paese!