DAY 40 – FROM BUUTSAGAAN TO SHARGALJUUT

La giornata inizia con uno sketch di rara bellezza: dopo aver sofferto un freddo pazzesco durante la prima notte mongola, si era deciso che Cristiano, Laura, Lucia e Daniele avrebbero dormito in un unica tenda. Essendo quest’ultima da 3 persone, si confidava in una situazione tipo bue/asinello, dove la vicinanza e i fumi notturni post zuppe di cipolle e fagioli, avrebbero ovviato alle inaspettate temperature notturne. Forse proprio a causa di questi fumi, il risveglio di stamattina è stato segnato da un epico scambio di persona. Era già un po’ che Cri e in particolare Lau godevano del caldo abbraccio di Dani: la convinzione che fosse solo un affettuoso gesto da amico è però svanita quando Daniele ha appoggiato una mano a terra e si è avvicinato a Lau per darle un dolce bacio di buongiorno. Gli occhi dell’appannato Fellas incontrano quelli di una smarrita Laura: momento di silenzio.. Ecco, nello sguardo di Dani si può distinguere distintamente il momento in cui i neuroni si collegano e quando si accorge di aver completamente scazzato soggetto, non può fare a meno di lasciarsi sfuggire un bel “WHADDAFUUUUCK?!?”. L’ilarità generale che ne consegue facilita la sveglia del resto del gruppo e, dopo una rapida colazione, partiamo alla volta di Bayankhongor.

L’obiettivo di giornata è fermarsi qui per pranzo, quindi proseguire fino a Shargaljuut, sede della più celebre sorgente termale della Mongolia. La strada è più brutta del solito e anche se Fede guida sicuro sulle piste selvagge, siamo costretti a ritardare i nostri piani. Ma dopo aver letto sulla Lonely Planet il trafiletto dedicato alle Terme di Shargaljuut la motivazione è massima: sudici e puzzolenti dopo giorni di viaggio in mezzo al nulla, non riusciamo a pensare a niente che sia meglio di un rilassante bagno nell’acqua bollente al chiarore della luna e delle stelle. Quindi senza neanche concederci la pausa pranzo sfrecciamo senza sosta verso la prima tappa della giornata, ma quando vediamo l’insegna “Food” che campeggia su un’isolata gher poco prima di Bayankhongor, i nostri stomaci gorgoglianti ci intimano di fermarci. Purtroppo la “regola del montone” non sbaglia mai e anche questa volta tutti i piatti sono a base dell’ormai onnipresente ovino. Non ce la facciamo, abbiamo pregustato la pausa pranzo troppo a lungo per darci per vinti a questo modo. Quindi proseguiamo, sicuri che nel vicino centro abitato troveremo cibo più gustoso per i nostri denti.

Arrivati in città, dopo aver riempito di ottimo diesel il serbatoio di Ariostone, parcheggiamo di fronte ad un (udite udite..) centro commerciale. Dani e Lucy prendono la cassa comune e si dirigono nel supermercato con una lista della spesa molto dettagliata: abituati ai minimarket concentrati in un’unica stanza, la vista di corridoi e scaffali dotati di (quasi) ogni bendiddio ci fa esageratamente esaltare. Intanto gli altri Fellas dopo aver comprato l’immancabile pallone (l’ultimo ce lo eravamo dimenticati nella steppa russa), si sono diretti alla scoperta del grande magazzino. Tra cibo, pneumatici, materiale elettronico, CD musicali e pentolame, ecco spuntare uno stand con abbigliamento fake-tecnico sul quale tutti ci fiondiamo in men che non si dica! Cri in particolare aveva perso una scarpa pochi giorni prima e adocchia subito un modello simil NorthFace: la contrattazione inizia ma alla fine non se ne fa nulla e il fotografo del gruppo continua così ad andare in giro con due scarpe diverse. Carichi come muli torniamo al van, il quale nel frattempo era stato circondato da un manipolo di scugnizzi della zona. Il gruppetto, letteralmente in adorazione per Ariosto, intavola una trattativa lampo con Marco che a suon di scritte sulle vetrate impolverate gli fa capire che il nostro amato pulmino NON si vende! Rientriamo in macchina con un sorriso stampato sulle labbra perché evidentemente non siamo i soli a renderci conto che Ariosto è il pulmino più tosto..

Ancora non siamo riusciti a pranzare e decidiamo di fermarci in un ristorante dove la cameriera pur non capendo un acca di quel che le chiediamo, ci mostra dei piatti che ci fan venire l’acquolina in bocca.

Mentre lei va in cucina a preparare, Marco, Fede, Dani e Jack non si lasciano sfuggire l’occasione di “sculacciare” i giovani locali in un rapido match a calcio ad una porta sola. Visto che i mongolini non erano così entusiasti di sfidare i Goodfellas, i nostri eroi li lasciano inizialmente giocare e quando il richiamo di Lucy ci costringe a interrompere, sono loro ad essere avanti!
Il pranzo delle 17 è effettivamente ottimo e, dopo esserci leccati le barbe come si deve, risaltiamo su Ariosto con in mente soltanto le terme. In realtà la strada è più lunga e impervia del previsto: quando il sole sta per tramontare ci troviamo di fronte a quello che è il guado più impegnativo incontrato. Sembra più un fiume che una pozza a dirla tutta e, anche se Cri e Dani sono già coi piedi in acqua a testare la profondità del corso d’acqua, Marco ha finalmente occasione di sfoggiare le tanto agognate calosce.

Superato l’ostacolo con successo ci rimettiamo in marcia, ma sembra di non arrivare più. Intanto si fa buio e, mentre la strada si fa sempre più impervia, noi perdiamo un po’ di convinzione: sarà la strada giusta?! Improvvisamente… svolta! Un pulmino ci si accosta e scopriamo che va proprio dove dobbiamo andare noi. E’ uno di quei vecchi minivan russi con degli ammortizzatori esagerati, che trasportano gli sperduti abitanti delle gher da un posto all’altro.

Quello a cui ci affidiamo ha, in più degli altri, anche l’autista sbronzo: quando scende dalla macchina per dirci di seguirlo si sente distintamente la puzza di alcool. Ma pazienza, non abbiamo altra scelta e comunque sembra cavarsela bene tra le stradine di montagna, a strapiombo e piene di buche improvvise. Sembrava impossibile ma alla fine raggiungiamo le terme: di notte sono un po’ diverse da come ce le immaginavamo. Sembra di essere in un film: un hotel piuttosto kitch domina la scena e noi ci mettiamo subito alla ricerca del Dott. Bournè, l’unico contatto consigliato sulla guida. Chiedendo un po’ in giro riusciamo a scoprire che questo personaggio abita in una zona distaccata rispetto all’hotel; nel buio più totale ci incamminiamo aiutati solo dalle nostre lucine da testa. Gli enormi cani randagi visti dalla macchina ci fanno procedere tanto rapidi quanto cauti e arrivati di fronte alla casa indicataci, iniziamo a chiamare a gran voce il dottore in questione. Dopo poco esce un uomo in mutande che a quanto pare non è il personaggio che stiamo cercando noi, ma comunque ci offre di dormire in una gher la vicino per quello che corrisponde a dei modici 10 euro totali. Come rifiutare!? Sfiniti, ci facciamo aiutare dal nostro nuovo amico a trasportare il minimo indispensabile dal van alla gher. Alle 23 riusciamo a imbastire una cena a base di piselli, purè e lenticchie.

Qualcuno mangia praticamente con gli occhi già chiusi, gli altri sfiniti piazzano il sacco a pelo e raggiungono immediatamente il resto della truppa nel Mondo dei Sogni.