DAY 42 – ON THE WAY TO ULAANBAATAR

Si preme il tasto “snooze” della sveglia più volte prima di sbucare fuori dai nostri sacchi a pelo come farfalle dal bozzolo: siamo un giorno in anticipo ed è l’ultima tappa prima di UlaanBaatar, la meta finale. Anche la colazione si dilunga più del previsto ma i nostri animi e le nostre coscienze sono pulite e rincuorate. Ormai, a meno di eventi imprevedibili, ce l’abbiamo davvero fatta, e sul serio! Tutte le mattine precedenti ci assicurano un livello di esperienza tale da agire quasi mnemonicamente e l’accampamento si smonta “da solo”, il tutto accompagnato da un simpatico incontro con un bambino a cavallo a cui non tardiamo a far indossare fieramente una maglietta de “Gli Occhi della Speranza”.

Laura siede nel sedile anteriore di Ariosto e lo dirige con cura, scollinando a più non posso, verso la capitale mongola, a questo punto davvero vicina. L’entusiasmo generale si smorza un attimo quando Jack annuncia di avere perso il cellulare e ci costringe a fare retromarcia. Torniamo così indietro di un paio di Km e ci inoltriamo nuovamente nella steppa, laddove abbiamo piantato le tende la sera prima. Non ci vuole molto e il prezioso iPhone di Jacopino viene ritrovato tra i ciuffi d’erba e i resti di sterco di cammello bruciato! Riprendendo il cammino, scorgiamo un enorme branco di aquile, chi ne conta 50, chi 100 e chi afferma solamente “goodfellaaasss”. Gasatissimi da tutto ciò, Daniele, Marco, Cristiano e Jack fanno accostare il mezzo e scattano giù con l’intento di correre loro incontro, cercando di filmare tale epica impresa. Le aquile sono già tutte in volo quando i 4 eroi si accorgono del motivo della riunione così affollata di piumate: una carcassa di cavallo giace a terra e le aquile stavano banchettando allegramente prima dell’avvento dei Fellaz!

Affaticati, i 4 risalgono su Ariostone e tra, immancabili ondine e pezzi di asfalto ben auguranti, sopraggiunge ora di pranzo. Il sole pomeridiano è oggi inaspettatamente funzionale e vogliamo perciò concederci un pic-nic all’ombra: un problema non da poco, considerando che in Mongolia non esistono alberi! In lontananza scorgiamo una gher con accanto un pezzo di tettoia in disuso che può fare proprio il caso nostro.

Appena parcheggiamo due splendidi pastori mongoli ci accolgono scodinzolando come Daniele quando vede Lucia e veniamo poco dopo raggiunti anche dai rispettivi padroni, che ci concedono il nulla osta per pranzare nel loro “cortile”. Il pasto è, ancora una volta, a base di insalata di legumi fredda, pane del giorno prima e purèe. A questo punto siamo un po’ tutti disgustati dai leguminacei, ma i cani pare proprio che apprezzino con entusiasmo qualsiasi cosa sia data loro, purèe compreso. I maschi, dopo la classica svuotata intestinale post-pranzo, sfoggiano le loro skills col nuovo pallone, mentre le ragazze stanno ovviamente lavando i piatti, facendo la biancheria, mettendo a posto, insomma i loro compiti. Il Signore però non ci ha fatto tutti uguali e soprattutto non ha donato a ciascuno di noi lo stesso livello di talento calcistico: infatti, mentre Marco e Fede se la cavano egregiamente, Jack sbaglia un passaggio e la nuova palla finisce sulla tettoia, a 6/7 metri di altezza. Qualsiasi tentativo di recuperare il preziosissimo passatempo è invano e due ore dopo riprendiamo il tragitto, tutti delusi e affranti dalla recente perdita (a parte Laura e Lucia che ne godono anche se lo danno poco a vedere). La depressione si affievolisce mano a mano che procediano e viene completamente ribaltata in entusiasmo pazzo generale quando intravediamo un troupe televisiva nel bel mezzo della steppa. La domanda sorge spontanea: vuoi vedere che i GoodFellas finiscono anche in un film trash mongolo? Daniele e Cristiano si incamminano, per un primo approccio, mentre gli altri rimangono al loro posto di fianco ad Ariosto. Questi vengono un po’ colti di sopresa quando scorgono Cristiano sul braccio meccanico per le riprese dall’alto e a questo punto non si può più tenere a freno la loro curiosità. Daniele spiega che non si tratta di un film, ma di un video-clip della più famosa cantante pop mongola, la inimitabile Shelly. Purtroppo il regista non ci consente di partecipare come comparse e ci accontentiamo di uno scambio di regali con la Diva: una maglietta per lei e 7 Cd del suo attesissimo nuovo album per noi!

Comunque carichi dall’evento, riprendiamo la marcia per UlaanBaatar, decidendo all’unisono che stasera bisogna festeggiare e prenderla davvero grossa, in fondo ce lo siamo meritati! Lasciamo la inaspettata strada a 4 corsie a circa 20 Km da UlaanBaatar, inoltrandoci nell’ampio vuoto della steppa.

Giunti a distanza adeguata per non essere più disturbati dal rumore del traffico, piantiamo le tende e prepariamo cena a base di risotto ai funghi e parmigiana, mentre Marco e Cristiano si avviano al più vicino market per il fondamentale acquisto alcolico. Una volta rientrati al campo base possono iniziare festeggiamenti e il volume della musica proveniente dal mitico Ariosto si alza di conseguenza. Il riso è un piatto da cottura abbastanza lunga, specialmente se fatta in un piccolo anche se efficiente fornellino da campeggio, ma noi riempiamo l’attesa e ci scaldiamo con diversi tapones a testa di vodka Chinghis Khan, la più prelibata. La prima bottiglia si esaurisce durante la cena e lo sketch successivo vede noi Fellas rinchiusi nella tenda del compianto Massi a fare un gioco di carte alcolico e a fumare il Narghilè: la cappa è allarmante ma ce ne sbattiamo allegramente e volano risate su risate. Daniele, in perenne sfida ormonale con Cristiano, stravince la gara alcolica personale, a discapito però della sua salute. Prima di abbandonare il gruppo anticipatamente fa però in tempo una frase epica che rimarrà ai posteri: “shono shobrio come se non ci fosse un domani!”. Lucia è così costretta ad accudire il povero Daniele che si rantola in tenda, vomitando ogni volta che lo si prova a muovere per adagiarlo definitivamente dentro al suo sacco a pelo. Niente da dire: c’era da prenderla grossa e Daniele l’ha presa più grossa di tutti, ben fatto! Laura, un po’ schifata dall’odore nauseante della tende, preferisce passare la notte in pulmino ed inizia a sistemare la fila posteriore per renderla il più accogliente possibile, mentre i Fellaz sopravvissuti spaccano del tutto la tenda del povero Massi. A detta di tutti, quella Quechua era ingombrante e soprattutto inutile e si meritava cotale fine! La bella serata si conclude tranquilla a ora tarda e i Fellaz rientrano nei propri sacchi a pelo felici, ma anche un po’ rammaricati per l’imminente conclusione del “most epic road trip in the world”.